Ocse: in Italia fisco pesante e stipendi leggeri

Italia sul podio nella triste classifica mondiale sul peso delle tasse sugli stipendi ma solo 22ma per livello dei salari a parità di potere d’acquisto. La retribuzione media di un italiano con 25.155 dollari è inferiore ai 30 mila nell’Unione Europa ma il carico fiscale nel 2010 è salito al 46,9% rispetto al 34,8% della media Ocse. Il rapporto annuale dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo “retribuzioni e tasse” mostra un quadro plumbeo specialmente in Europa sul carico fiscale che grava sui redditi dei lavoratori. I primi 16 posti su 34 sono occupati da paesi europei e l’Ocse rileva che l’anno scorso c’è stato un generale innalzamento della pressione del cuneo fiscale (tasse e contributi sul lavoro).

In Italia un single si vede sottrarre il 46,9% dello stipendio da tasse e contributi previdenziali con un lieve aumento rispetto al 2009. Soltanto in Belgio, Francia, Germania e Austria le cose vanno peggio.

Per un lavoratore sposato e con due figli il peso del fisco si attesta al 37,2%. Soltanto in Francia e Belgio il carico fiscale è superiore. In Svizzera invece un single paga solo il 20% e appena l’8,3% se è sposato e con due figli a carico. Ben 12 paesi presentano un cuneo fiscale inferiore al 20% per le famiglie mentre per i single nessun Paese extra europeo presenta una tassazione superiore al 30%.

I lavoratori italiani non sono messi meglio guardando agli stipendi. Nel 2010 la retribuzione media netta è ammontata a 25.155 dollari piazzando l’Italia in 22ma posizione, un gradino meglio rispetto al 2009 grazie alla retrocessione della Grecia. Tra i paesi Ocse gli svizzeri si confermano i più ricchi con oltre 42 mila dollari, seguiti dalla Gran Bretagna con 39.900. Solo undicesimi i tedeschi ma lo stipendio medio in un anno è aumentato di quasi 2 mila dollari rispetto ai 300 dollari in Italia e agli 800 in Francia.

L’Ocse guarda con preoccupazione alla crescita del peso del fisco sui redditi da lavoro. “Il cuneo fiscale rappresenta un fattore chiave nelle scelte strategiche delle aziende” scrive l’organizzazione indicando che i governi nello sforzo di riequilibrio dei conti e di accelerare la crescita economica dovrebbero considerare la riduzione delle imposte e dei contributi sociali sui redditi e il contestuale aumento delle tasse sui consumi a partire dall’Iva.

Il rapporto Ocse provoca le reazioni critiche dei partiti di opposizione all’indirizzo del governo. “Come sempre paga il lavoro dipendente mentre le rendite continuano ad essere al 12%. Complimenti a Berlusconi”, afferma ironico Matteo Colaninno del Pd mentre Antonio Borghesi, vice presidente dei deputati dell’Idv, sottolinea che “Berlusconi la smetta di dire bugie agli italiani. Lui le mani in tasca ai cittadini le ha messe e come. Il fallimento della politica economica del governo è sotto gli occhi di tutti”. Per la Uil il rapporto Ocse mostra come sia “oramai improcrastinabile una riforma fiscale che redistribuisca in maniera equa la pressione, abbassando le tasse che gravano su lavoratori dipendenti e pensionati”.

Da “Avvenire” on line del 12 maggio 2011

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