"Non costruite sulla sabbia…"

Perché il Sinodo
Prima della recita dell’Angelus di domenica scorsa, Benedetto XVI ha voluto ricordare che il Sinodo dei Vescovi, è convocato per dare al Papa “un aiuto più efficace, manifestando e consolidando al tempo stesso la comunione ecclesiale". Le finalità del Sinodo, istituito nel 1965 da Paolo VI, sono infatti quelle di “favorire una stretta unione e collaborazione tra il Papa e i Vescovi di tutto il mondo; fornire informazioni dirette ed esatte, circa la situazione e i problemi della Chiesa; favorire l’accordo sulla dottrina e sull’azione pastorale; affrontare tematiche di grande importanza ed attualità”.
“La dimensione sinodale – ha concluso Benedetto XVI – è costitutiva della Chiesa: essa consiste nel con-venire da ogni popolo e cultura per diventare uno in Cristo e camminare insieme dietro di Lui”. Il tema dell’attuale assise, “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa” – ha sottolineato ancora il Papa, è stato scelto, per non dimenticare che “nutrirsi della Parola di Dio è il compito primo e fondamentale” della Chiesa ed “è indispensabile che la Chiesa conosca e viva ciò che annuncia, perché la sua predicazione sia credibile, nonostante le debolezze e le povertà degli uomini che la compongono”.
Il Papa al Sinodo: le cose materiali non sono le più solide
Aprendo i lavori sinodali, Benedetto XVI, ha indicato una sorta di linea di lavoro per l’assemblea. “Dobbiamo cambiare la nostra idea che la materia, le cose solide da toccare, sarebbero la realtà più solida, più sicura,” ha detto il pontefice, facendo riferimento alle notizie dell’attualità. “Sulla sabbia costruisce chi costruisce solo sulle cose visibili e tangibili, sul successo, sulla carriera, sui soldi. Apparentemente queste sono le vere realtà, ma tutto questo un giorno passerà. Lo vediamo adesso nel crollo delle grandi banche: questi soldi scompaiono, sono niente, perchè tutte queste cose, che sembrano la vera realtà sulla quale contare, sono realtà di secondo ordine. Chi costruisce la sua vita su queste realtà, sulla materia, sul successo, su tutto quello che appare, costruisce sulla sabbia”. Volendo dare un senso alla nostra vita, possiamo incontrare Dio, che si è rivelato attraverso un percorso di salvezza, non “un piccolo avvenimento, in un pianeta povero, nell’immensità dell’universo. Non è una cosa minima, che succede per caso in un pianeta sperduto. È il movente di tutto, il motivo della creazione. Tutto è creato perché ci sia questa storia, l’incontro tra Dio e la sua creatura. In questo senso, la storia della salvezza, l’alleanza, precede la creazione.” Noi possiamo conoscere e vivere questa storia facendo ricorso alla Scrittura da approcciare, però, nel giusto modo: “Se ci fermassimo alla lettera, non necessariamente avremo compreso realmente la Parola di Dio. C’è il pericolo che noi vediamo solo le parole umane e non vi troviamo dentro il vero attore, lo Spirito Santo. Non troviamo nelle parole la Parola”.
Ne deriva che “l’esegesi, la vera lettura della Sacra Scrittura, non è solamente un fenomeno letterario, non è soltanto la lettura di un testo". Piuttosto, "è il movimento della mia esistenza. È muoversi verso la Parola di Dio nelle parole umane. Solo conformandoci al mistero di Dio, al Signore che è la Parola, possiamo entrare all’interno della Parola, possiamo trovare veramente in parole umane la Parola di Dio. Preghiamo il Signore perché ci aiuti a cercare non solo con l’intelletto, ma con tutta la nostra esistenza, per trovare la parola”.
La conclusione del papa è semplice: “La parola ha un volto, è persona, Cristo. Prima che noi possiamo dire ‘Io sono tuo’, Egli ci ha già detto ‘Io sono tuo’. Preghiamo il Signore di poter imparare con tutta la nostra esistenza a dire questa parola. Così saremo nel cuore della Parola. Così saremo salvi”.

 

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