Appello all’Europa: liberate la domenica…

La campagna per una «domenica libera dal lavoro» è cominciata ieri a Bruxelles, con una conferenza ospitata dal Parlamento europeo. L’iniziativa è stata promossa da Thomas Mann, eurodeputato tedesco dei popolari europei e da Patriza Toia, eurodeputata italiana dei socialisti europei. Inoltre la campagna, a cui aderiscono anche le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani (Acli), ha ricevuto anche il sostegno di vari sindacati e rappresentanti delle rappresentanti delle Chiese europee: in particolare la Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece). Non solo: oltre 13 mila persone di diverse nazionalità hanno già aderito al sito della campagna. E il gruppo su Facebook, creato in lingua tedesca, conta già un migliaio di sostenitori.  «Noi chiediamo una domenica senza lavoro per tutti i cittadini europei», ha dichiarato Thomas Mann. L’eurodeputato tedesco ha spiegato che salvaguardare una domenica senza lavoro è di grande importanza per la compatibilità del lavoro con la vita in famiglia. Soprattutto per avere tempo per stare con i propri bambini. La prima conferenza europea sulla protezione delle domeniche libere dal lavoro si è svolta con un tempismo perfetto. Proprio nel giorno in cui la Commissione europea ha lanciato una consultazione con le parti sociali sulla revisione della legge comunitaria sull’orario di lavoro. Si tratta del primo passo verso un’eventuale nuova norma europea. A questo riguardo, Mann ha chiesto al commissario europeo competente di salvaguardare la domenica come giorno di riposo in tutti i Paesi europei.
«È una questione di sussidiarietà – ha dichiarato László Andor, commissario europeo per l’Occupazione, gli affari sociali e l’integrazione –. Niente impedisce agli Stati membri di proteggere la domenica, come già avviene in sedici Paesi dell’Ue». Detto questo, Andor ha affermato che terrà conto di tutti i contributi delle parti sociali. Il commissario ungherese intende rilanciare il dibattito su una nuova legge europea sull’orario di lavoro, dopo il fallimento del tentativo intrapreso dal suo predecessore. Il tentativo si era arenato l’anno scorso, quando i ventisette stati membri e l’Europarlamento i rappresentanti dei governi e il Parlamento non erano riusciti a trovare un’intesa sull’argomento.
«Tutti sono d’accordo che ci debba essere un giorno di riposo durante la settimana», ha dichiarato ad Avvenire l’eurodeputata italiana Patrizia Toia, una delle promotrici della conferenza. «Ma non c’è consenso intorno alla domenica. Noi crediamo che debba essere la domenica: non solo perché la maggior parte dei cittadini europei è cristiana, ma anche perché nella cultura europea è diventato il giorno per antonomasia dedicato alla famiglia». Nella sua versione iniziale, datata 1993, la direttiva sull’orario di lavoro indicava che la domenica dovesse essere «in linea di principio» il giorno di riposo settimanale per tutti i lavoratori nell’Unione europea. L’indicazione era stata successivamente ritirata, con una sentenza del 1996 della Corte di Giustizia europea, perché il legislatore non aveva ravvisato il legame tra domenica festiva e protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori.
Da allora secondo la Comece numerosi studi hanno dimostrato l’esistenza di tale correlazione. D’altra parte, un giorno di riposo comune ad un’intera società consente alle famiglie di ritrovarsi e ai concittadini di realizzare attività culturali, spirituali e sociali. D’accordo anche il presidente delle Acli, Andrea Olivero, secondo cui bisogna «evitare che anche in questo ambito la flessibilità lavorativa si scarichi con effetti negativi sulla vita delle famiglie e delle comunità».
Da “Avvenire” del  25 marzo 2010 Gianluca Cazzaniga

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