Diaconi campania, incontro regionale 2010… le foto

Sabato 22 maggio presso la parrocchia SS.mo Nome di Maria in Puccianiello (Caserta) si è tenuto il consueto incontro annuale dei diaconi, accoliti, lettori e aspiranti della regione Campania. Organizzato dalla commissione regionale del diaconato, con la presenza costante di sua eccellenza monsignor Farina, l’incontro è stato utile per  ribadire il ruolo del diacono in particolar modo nella nostra martoriata regione.  La giornata ha inizio con il saluto del responsabile regionale per il diaconato, don Francesco Giglio, e con una brevissima riflessione di monsignor Farina.  La meditazione durante l’ora media è invece toccata a monsignor Arturo Aiello delegato CEC per il diaconato. Di seguito vi proponiamo una sintesi della stessa, che è partita dalla lettura di At 2,1-11.
“Vivere la dimensione del Cenacolo, che non è solo passaggio, ma è una sorta di matrice che dobbiamo vivere anche dopo la missione, […] è nel cenacolo che troviamo la forza per fare comunione è lì che troviamo la forza di ricaricarci, […] quando non ci sono esperienze di comunione frequenti perdiamo il senso della fratellanza”.  Continuando sul brano, monsignor Aiello, ci parla di una comunità infante  e/o comunità matura? “A Pentecoste, la comunità è ancora infante (dal greco che non sa parlare), lo Spirito Santo la trasforma in comunità, chiesa adulta, che sa parlare, che non ha paura.  La storia dice che la Pentecoste è avvenuta;  ma è passata anche nelle nostre chiese (?), […] la lingua che parliamo è ancora da impacciati o è colma dello Spirito Santo” (?).  Poi una breve riflessione sui simboli dello Spirito Santo, ed in particolare: il fuoco.  “Le lingue di fuoco, non è un fuoco che divampa, un fuoco che fa paura,  ma è un fuoco ospitale, dolce.  Lingue che si posano su ciascuno […] un solo spirito che si personalizza in ogni Apostolo, assumendone il carattere, perché l’uomo non è clonato, ogni uomo ha la  personalità,  […] è come una luce che entra in un prisma, che produce dei riflessi unici, con i suoi effetti, che possono essere comuni ma ognuno ha il proprio riflesso,[…]”.  “Ma oggi  la nostra lingua è la stessa del mio fratello?  perchè oggi sembra di essere ancora ai tempi di  Babele […] la storia della salvezza è nel cammino che l’uomo ha fatto da Babele  a Pentecoste […] è come un fiume carsico che si inabissa con Israele e rinasce fuori nel mondo, con la Pentecoste […] ma torniamo alla lingua natia, cosa significa, forse è la lingua di dove sono nato? […] no (!) la lingua nativa è quella dei bambini prima che cominciano a parlare, una lingua universale che accomuna tutti i popoli […] che ha un nome “AMORE”.  E’ la lingua che tutti i bambini sanno parlare anche se non proferiscono verbo.  E’ questa la lingua che noi dobbiamo parlare.  Da questo si vede se noi siamo ancora infanti o adulti ed in grado di andare in missione.  Il diacono si misura nel modo come applica questa lingua, questo dono dello Spirito Santo, delle fiamme che ci fanno rapportare così dentro e fuori la Chiesa.  […] Fra noi diaconi, parliamo questa lingua?  Ci incontriamo per gareggiare o per fare comunione?  Solo la grazie dello Spirito Santo ci fa parlare l’unica lingua natia […] il diacono diventa così il collante nelle dispute, nel presbiterio e nella comunità”.  Così ha concluso la sua meditazione Monsignor Aiello, che come al solito ha saputo colmare i cuori di speranza.  La conclusione prima della celebrazione eucaristica è toccata a  Monsignor Farina: “Fate sempre in modo  che il bicchiere del vostro cuore sia sempre pieno di amore verso l’altro in modo da non dover camminare per altre strade alla ricerca di come renderlo pieno. E’ lo Spirito Santo che deve tenerlo sempre pieno per preparare l’accoglienza e per saperci far indossare il grembiule del servizio senza falsità”.  Poche parole ma dense di significato. Ed ora le foto della giornata.


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