Don Angelo Barra: Dio è una sfida per chi crede…

Diaconi di Salerno-Campagna-Acerno.

Sabato 7 marzo 2009, presso la sede di Salerno in via Bastioni, si è tenuto il consueto incontro di formazione mensile per i diaconi della diocesi di Salerno-Campagna-Acerno. L’incontro ricco di spiritualità e fraternità è stato "presieduto" da don Angelo Barra.

"Signore puntiamo il nostro sguardo su di Te, sulla croce, Tu sei il più bello, eppure il tuo volto è sfigurato, ma noi vogliamo ripeterTi che anche così sei il più bello, perché su di Te si è diffusa la "grazia"… grazie Signore per il Tuo Amore, per le Tue piaghe e per il Tuo costato aperto, io voglio piegare la mia vita davanti a Te, voglio farmi piccolo ed entrare nelle tue piaghe".

La preghiera, che ha chiuso l’incontro, e che vi abbiamo riportato, ha sigillato due ore di confronto continuo con le nostre paure, le nostre ansie e le difficoltà del nostro vivere quotidiano.

"L’uomo di sempre ha sviluppato quella dimensione che è diventata connaturale al suo esistere: la spiritualità
Ma questa spiritualità o presunta tale, non lega solo l’orizzonte del cristiano ma di tutti gli uomini, di tutti i tempi.  Le ragioni per non credere valgono quanto quelle per credere, l’illusione (è sempre don Angelo che argomenta ndr) o la morte di Dio, come pura razionalità, vale quanto l’essere che richiama l’esistenza dell’Essere. Tutto questo per il credente non è un’insidia ma ciò che lo fa ulteriormente vivere nella consapevolezza del credere: che è la sfida della fede, la sfida di Dio".

Si, Dio è una sfida per chi crede, e don Angelo, ci porta innanzi al cuore, la vita di san Paolo, l’Apostolo dei Gentili, la sua vita è una continua sfida, è una continua corsa verso orizzonti nuovi.

Paolo si è fatto piccolo ed è così riuscito ad entrare nelle piaghe di Gesù, vivendole, con la sua quotidianità, con la sua  precarietà,  con la sua instancabile voglia di portare al mondo "Pagano",  la vera luce.

La vita privata di Paolo, prima dell’incontro con Gesù, non è del tutto chiara: era sposato (?); si dovrebbe pensare di si, in quanto all’epoca chi rivestiva cariche come la sua doveva esserlo quasi per obbligo.  E poi, dopo la conversione, la vedovanza (?), il distacco da una moglie che non condivideva la sua nuova fede (?), c’è comunque una sofferenza, un cambiamento totale dell’esistenza.  Una sfida. 

La libertà di Paolo, lo porta anche all’autosufficienza  economica, a lavorare, perché non bisogna mai essere schiavi di qualcuno, o dipendere da qualcosa. 

Nella lettera ai Galati (Gal 6,17), Paolo  dice che porta nel cuore le "stigmate di Cristo", ed ancora nella lettera ai Corinzi, ci ricorda che satana  ha messo una spina nella sua carne (2Cor 12,7), una malattia, che sembra confermata nella lettera ai Galati (Gal 4,13-14). 

Ma tutti questi passaggi, tutte queste sfide, tutti questi cambiamenti,  Paolo come li supera? come ottiene la sua "piccolezza"?.

Con la Sua "passione" per Cristo; una passione senza misura, che lo innalza sopra ogni cosa, sulle flagellazioni  subite, sulla lapidazione ricevuta, i viaggi tempestosi, i naufragi (2 Cor 11,22-30) e poi l’approdo sicuro nel "porto" del Risorto .

E’ la Sua passione per Cristo che  lo porta a vivere una vita senza risparmio, tesa all’incontro con l’altro. 

Paolo ha sfidato Dio, e Dio ha cambiato la sua dimensione.

Dio lo ha preso sul serio.

E’ da questa sfida con Dio che si esce cambiati,  è da questa sfida totale all’uomo  che è in ognuno di noi che  riusciamo a farci piccoli ed entrare così nelle stigmate di Gesù.

E’ quando riprogrammiamo la nostra vita alla luce del Crocifisso, che Dio accetta la nostra sfida, e ci prende sul serio.

In famiglia, in parrocchia, a scuola, al lavoro, portando a tutti le nostre esperienza, e ricordando a tutti che Dio non è la soluzione dei nostri problemi,  ma è la chiave che ci consente di aprire il cuore per affrontare il problema.

Questa la strada da seguire.

Al nostro cuore (fides) e alla nostra ragione (ratio), il coraggio per dirci: "Dio, è una sfida per chi crede".

 

 

 

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