La Spagna "liberalizza" l'utero in affitto. Ma all'estero

I bambini nati all’estero da “madri in affitto” potranno essere iscritti nel registro civile spagnolo se i genitori presentano un atto giudiziario del tribunale estero che riconosce il vincolo con il neonato e la madre gestante è d’accordo, riferisce la stampa spagnola.

Il ministero della Giustizia ha promulgato un regolamento comparso oggi sulla Gazzetta ufficiale spagnola (Boe) che vorrebbe regolare i casi di bambini spagnoli nati in Paesi come Usa, Russia, Ucraina, Gran Bretagna e Grecia, dove l’utilizzo delle madri in affitto è legale. La legge spagnola considera infatti madre solo la persona che dà alla luce e fino a ora solo uno dei genitori poteva essere iscritto come tale nel registro civile, mentre il compagno – dell’altro o dello stesso sesso da quando è in vigore in Spagna la legge sui matrimoni gay – doveva limitarsi a chiedere l’adozione del bambino.

Il nuovo regolamento permette a entrambi i genitori di registrarsi come progenitori del bambino, a cui viene inoltre riconosciuto il diritto di conoscere la madre biologica. Nelle intenzioni, la nuova norma permette di dirimere casi come quello di una coppia omosessuale di Valencia che aveva avuto due figli in California grazie a una madre in affitto. Al ritorno in Spagna una norma permise ai due di registrarsi come genitori, ma la Procura fece ricorso e un tribunale annullò l’atto in quanto illegale. Il ministero della Giustizia è a conoscenza di almeno altri sette casi simili, ma secondo altre fonti sarebbero già 27 i bambini interessati.

Da “Avvenire” on line dell’otto  ottobre duemiladieci

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