Nuovo allarme Onu, rischio vita per 750mila

Dilaga la carestia nella Somalia dilaniata dalla guerra e si spinge sempre più a sud, nella regione di Bay controllata dagli Shabaab – gli integralisti legati ad al Qaida – dove gli aiuti internazionali, già insufficienti, faticano ad arrivare a causa dell’opposizione di molti tra gli integralisti.

Entro la fine dell’anno – è il nuovo allarme lanciato dall’Onu – l’intera zona meridionale del Paese del Corno d’Africa sarà colpita dalla siccità e “750.000 persone rischiano la morte nei prossimi 4 mesi in assenza di una risposta adeguata”. “Se il livello di risposta attuale (alla crisi umanitaria) continua così, la fame avanzerà ancora”, avverte il centro di analisi per la sicurezza alimentare dell’Onu (Fsnau) e ricorda che “decine di migliaia di persone sono già morte, di queste oltre la metà erano bambini”.

Bay è la sesta regione somala ad entrare nel tragico elenco stilato dalle Nazioni Unite, con un tasso di malnutrizione tra i bambini che raggiunge il 58%. “L’intera regione di Bay – ha scandito il coordinatore degli aiuti umanitari delle Nazioni Unite, Mark Bowden’- è stata dichiarata area colpita dalla carestia”. L’allarme siccità è in primo piano nei principali siti somali, come Mareeg e Shabelle, assieme alle ultime notizie sugli Shabaab che hanno imposto il coprifuoco in località come Elasha-Biyaha e Afgoye, a qualche decina di chilometri da Mogadiscio.

E sono proprio i miliziani Shabaab, secondo le agenzie umanitarie, ad impedire che i generi di prima necessità arrivino a chi ha più bisogno. Gli aiuti sono riusciti a raggiungere solo 1 milione di persone. In ogni caso, non basterebbero comunque. Il Pam, il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, ferocemente osteggiato dai ribelli qaedisti, ha reso noto di aver ricevuto dai Paesi donatori 550 milioni di dollari di aiuti rispetto all’ammontare richiesto di 1,06 miliardi.

Lo stato di carestia corrisponde a una definizione precisa delle Nazioni Unite: almeno il 20% delle famiglie colpite da una grave penuria alimentare, il 30% della popolazione in stato di grave malnutrizione e un tasso di mortalità quotidiano di 2 persone su 10 mila. In totale, l’Onu ha stimato in quattro milioni di somali, il 53% della popolazione, le persone a rischio deficit alimentare. Finora, la carestia ha colpito le regioni del Basso Shabelle e il sud di Bakol, oltre che i 400.000 sfollati dei dei campi di Afgoye, quelli della capitale somala, i distretti di Ballad e Adale, nella regione del Medio Shabelle. Secondo le Nazioni Unite, entro la fine dell’anno, alla lista si aggiungeranno le provincie di Juba, Gedo e Hiiran. A peggiorare la situazione, le piogge attese in ottobre, che non riusciranno per ora a far crescere i raccolti, ma aumenteranno il rischio di malattie come colera e malaria.

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