Turoldo, inno al misterioso Amore

«Padre David ha avuto da Dio due doni: la fede e la poesia. Dandogli la fede gli ha imposto di cantarla tutti i giorni», diceva Carlo Bo, riassumendo in questa immagine il senso di una parabola non ancora del tutto indagata e assimilata. La fede, la poesia, il canto: ecco le tre grandi passioni di David Maria Turoldo, di cui oggi ricordiamo il ventennale della morte. Nato nel 1916, il frate dei Servi di Maria partecipò alla Resistenza con il gruppo “L’Uomo”. Fondò con padre Camillo De Piaz la “Corsia dei Servi”, predicò nel Duomo di Milano dal 1943 al 1953. In seguito visse tra San Carlo al Corso, a Milano, e Sotto il monte, il paese di papa Giovanni XXIII.

Come scriveva ieri il cardinale Ravasi nel suo ricordo di David Maria Turoldo sul Domenicale del Sole 24 ore, è tempo di avviare un’analisi sistematica della sua opera. A vent’anni dalla sua morte, è venuto il momento di uno studio organico, che ci permetta di cogliere e diffondere le sue “provocazioni” e l’eredità spirituale che ci lascia. Nell’attesa, proponiamo ai nostri lettori una breve antologia dei suoi versi, nella speranza che valga come invito a una lettura più approfondita (citazioni da O sensi miei…, Bur).

Subito la confessione di una fede che non dà pace:
Ma perché hai voluto che io nasca? / Agli altri le facili intese, / il gesto mite e la speranza. // A me il desiderio che è subito cenere, / a me il disegno sempre infranto / e la interiore tenebra che nessuno dirada // (…) Pietà, Signore, e luce / perché io veda quanto / Tu pure sia solo e senza pace (da Deus Charitas est).

La Bibbia, i classici e la poesia contemporanea erano le fonti a cui Turoldo attingeva. Ecco un testo che evoca esplicitamente Ed è subito sera di Salvatore Quasimodo:
E ognuno intanto è solo / per deserti e metropoli / a vagare fino al sospiro ultimo: / ormai duna / nota solo agli uccelli e al vento (da Pietà di me e di voi).

Una preghiera al Dio “vicino assente lontano”:
Dio, ho paura e ti amo / perché mi salvi da ogni paura: / Dio, mia pace e mia / terribile Notte. // Dio vicino assente lontano, / io ti parlo e tu….
(da Dio, sei).

Una sconvolgente e affascinante professione di fede, che citiamo integralmente:

Per favore, non rubatemi / la mia serenità. // E la gioia che nessun tempio / ti contiene, / o nessuna chiesa / t’incatena: // Cristo sparpagliato // per tutta la terra, / Dio vestito di umanità: // Cristo sei nell’ultimo di tutti / come nel più vero tabernacolo: // Cristo dei pubblicani, / delle osterie dei postriboli, /Cristo degli uomini liberi: / il tuo nome è «colui / che-fiorisce-sotto-il-sole» (Per favore, non rubatemi).

Abbiamo bisogno di profeti dal cuore in fiamme:
Manda, Signore, ancora profeti, / uomini certi di Dio, / uomini dal cuore in fiamme. // E tu a parlare dai loro roveti / sulle macerie delle nostre parole, / dentro il deserto dei templi: // a dire ai poveri / di sperare ancora (da Manda, Signore, ancora profeti).

Quasi un’invocazione ultima al misterioso Amore:
Tu / e il caos / e la morte / e il Nulla // Non è contro di te / la delusione: / il dramma è anche tuo, / o misterioso Amore (da Il dramma è anche tuo).

Tratto da Famiglia Cristiana on-line del 6 febbraio 2012

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