Vangelo III domenica di Avvento, Parola di Dio sussidio Ufficio Liturgico Nazionale

Domenica 16 dicembre 2012

Liturgia della Parola

Che cosa dobbiamo fare?
Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano (Lc 11,28)

Parola di Dio

Chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha

Troppo spesso l’interpretazione di questo passo rischia di sbilanciarsi verso l’impossibile: certamente, in questo momento io ho da mangiare, e milioni di persone no. Io ho da bere, e milioni di persone no. Si tratta di una situazione scandalosa, di uno squilibrio e di un disordine inaccettabile. Perché nessuno interviene? Perché nessuno pone rimedio? Perché Dio non interviene?

Lo sguardo del dominatore

Proviamo però a pensare a che cosa sarebbe necessario per colmare direttamente tutti gli squilibri e le ingiustizie che rileviamo nel mondo. Per vederle e intervenire istantaneamente sarebbe necessario assumere la posizione del dominatore: occorrerebbe avere un potere illimitato di conoscenza e di supervisione su tutta la terra, e un potere illimitato di intervento. Occorrerebbe essere qualcuno che con la sua vista, la sua intelligenza, il suo potere esecutivo, abbraccia tutto il mondo. In una parola, occorrerebbe essere il dittatore – o i dittatori – del mondo. Oppure che Dio agisse come il gigantesco dittatore del mondo. Ma una simile prospettiva non è possibile per noi, e non è neppure stata scelta da Dio: nel Natale faremo memoria di Dio che si fa piccolo per salvare il mondo…

La carità accessibile

Ascoltiamo dunque ciò che propone il Battista: si tratta di uno sguardo umile, concreto, accessibile nello spazio e nel tempo. Chi ha due tuniche, dia: non all’irraggiungibile, ma al visibile, a chi sta vicino. Non lo sguardo del dominatore, che pretende di risolvere le ingiustizie del mondo, o di mettersi al posto di Dio, ma lo sguardo del fratello, che si accontenta di accorgersi del fratello che ha vicino, e comincia con semplicità a mettere ordine nella sua vita, condividendo il di più con i fratelli. «Accontentatevi» aggiunge il Battista «Non esigete»: ai soldati e agli esattori non è chiesto di rinunciare alla loro posizione, ma di esercitarla con misura, in spirito di onestà.

La domanda battesimale

La domanda delle folle trova una corrispondenza interessante negli Atti degli Apostoli: è la richiesta che perviene a Pietro dopo la Pentecoste. Si tratta della richiesta che precede il Battesimo. Si tratta forse della domanda che ciascuno di noi è invitato a farsi, se vuole riscoprire tutte le potenzialità del Battesimo e del dono ricevuto. La risposta non è in nessun caso un elenco di cose da fare: ma un invito alla conversione, ad una trasformazione della vita, che non deriva solo dalle nostre forze, ma anche dall’azione dello Spirito in noi. Non avremo mai finito di donare a chi ha meno di noi; non avremo mai finito di esplorare i confini dell’onestà e della correttezza; la conversione non si esaurisce in un gesto, ma deriva dall’incontro con la novità di Dio, che tende a trasformare tutta l’esistenza.

In attesa di colui che è più forte di noi

Dobbiamo dunque rinunciare a uno sguardo più ampio? Dobbiamo dare per persa la battaglia contro le ingiustizie a livello mondiale? Certamente no: siamo chiamati invece a rinunciare ad essere dominatori e dittatori utopici, che nascondono l’inazione dietro all’enormità dei problemi, e a cominciare ad essere umili fratelli, concittadini, persone che compiono briciole di giustizia; sapendo che il dominatore della storia è un altro, invocando colui che è “più forte”, e che pure ha scelto di farsi debole, di farsi piccolo, di mettere la sua tenda tra noi.

Add a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *