Web Liturgia: come aspergere gli oggetti di pietà; il silenzio è parte della celebrazione.

Don Antonio Sorrentino  risponde oggi ai quesiti di Claudia F. e Giovanni.

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Claudia scrive a Don Antonio: Carissimo don Antonio, quando durante la Messa si distribuisce l’Eucaristia sotto le due specie, il celebrante consegna il calice all’accolito o al ministro della Comunione subito dopo che questi ha ricevuto il Corpo e il Sangue di Cristo oppure dopo una pausa per dargli la possibilità di rimanere un po’ in silenzio adorante e riconoscente? Inoltre il ministro stesso è bene che faccia un inchino col capo quando riceve dal celebrante il calice col Sangue di Cristo per aiutarlo nella distribuzione dell’Eucaristia sotto le due specie, anche se questo inchino non è previsto dalle norme liturgiche? Il Benedizionale a pag. 700 prevede il Rito di benedizione degli oggetti di pietà.
Perché non è previsto l’aspersione con l’acqua benedetta di persone e cose, come invece è prescritto nel Benedizionale per molti altri riti?  Inoltre le chiedo: se per benedire gli oggetti di pietà si asperge con l’acqua benedetta l’oggetto e chi l’ha portato, si commette un errore?

Don Antonio Sorrentino risponde a Claudia

  1. Nella liturgia occorre sempre agire con serenità, con calma, senza né fretta né lentezza.
  2. Nel ricevere la pisside o il calice dal sacerdote, non è previsto, ma neanche è fuori luogo, anzi forse è raccomandabile, un inchino da parte del ministro. Però, se egli ha appena ricevuto l’Eucaristia, sembra superfluo.
  3. Per maggiore semplicità, ma anche per sottolineare una certa gradualità tra la benedizione di una corona del rosario o di una catenina e la benedizione di una statua o di un luogo, non sempre il Benedizionale prevede di usare l’acqua benedetta.
  4. La benedizione “discendente”, quella cioè che si invoca da Dio per noi, evidentemente è primariamente per le persone, affinché sappiano usare rettamente le cose. Quando, ad esempio, si chiede la benedizione di un’autovettura, si intende ringraziare il Signore per la possibilità di averla comprata e si chiede l’aiuto di Dio per usarla con prudenza e rettamente, da figli di Dio. L’acqua fa sempre riferimento al Battesimo: più che il motore, occorre benedire l’autista!

Giovanni scrive a don Antonio Sorrentino: Caro don Antonio, al termine di un’adorazione eucaristica mentre il sacerdote benedice l’assemblea facendo su di essa il segno della croce con l’ostensorio, è possibile eseguire un canto eucaristico, cioè musica più parole? Prima della proclamazione del Vangelo quando il sacerdote o il diacono fa l’inchino prima e dopo l’incensazione del Lezionario o dell’Evangeliario, è bene che faccia l’inchino anche il turiferario che naturalmente in quel momento si trova accanto al ministro? Nelle Lodi e nei Vespri in genere i salmi vengono recitati a cori alterni. In questo caso cioè quando il salmo è recitato da due parti dell’assemblea che si alternano, il Gloria al Padre va recitato allo stesso modo oppure va recitato dall’inizio alla fine da tutta l’assemblea e non da due parti di esso che si alternano, o si può scegliere l’una o l’altra soluzione?

Don Antonio Sorrentino risponde a Giovanni

  1. Già si è cantato all’esposizione del SS.mo Sacramento, nonché – dopo la proclamazione della parola di Dio e pausa di silenzio – immediatamente prima della Benedizione. Anche per rispettare un’antica tradizione, conviene ricevere la benedizione in silenzio adorante, senza appesantirla e limitarla con un altro canto. Il silenzio, infatti, è parte delle celebrazioni (cfr SC, n. 23), consente un maggior raccogliemmo e dice più di tante parole. “Silentium tibi laus”, diceva San Gregorio di Nissa. Tantomeno si canti durante l’ostensione dell’Ostia o del calice nella Messa (salvo quando previsto, ovvero nella II Prece eucaristica delle Messe dei fanciulli), prolungandone la durata. Ci sarà subito l’acclamazione di tutti, che è bene sia cantata. Certe innovazioni – al di là delle buone intenzioni – squilibrano la celebrazione. La Chiesa è più saggia di tante invenzioni devote.
  2. Non è prescritto, però sembra naturale che il ministrante imiti l’inchino del celebrante (o del diacono) e faccia l’inchino all’incensazione del Lezionario o dell’Evangeliario.
  3. Conviene che anche il Gloria al Padre venga recitato in modo antifonico, cioè metà e metà dalle due parti dell’assemblea, così come sono stati recitati i Salmi.

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