Web Liturgia: Esposizione solenne e cero pasquale; quaresima fiori ed incenso…

Don Antonio Sorrentino  risponde oggi alle domande di: Romualda e Maria Rosaria.  Domani sarà il turno di Sabatino ed Antonio.

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ROMUALDA SCRIVE: con Gesù sollenemente esposto per l’adorazione e bene accendere il cero pasquale ai vespri? grazie

Don Antonio risponde: Il cero pasquale può rimanere spento durante il tempo dell’adorazione eucaristica, ma normalmente “viene acceso in tutte le celebrazioni liturgiche più solenni del tempo pasquale, sia Messa sia Lodi e Vespri” (Caer, Ep n. 371).

Maria Rosaria scrive: le chiedo un approfondimento sulla Quaresima. Durante questo tempo liturgico, davanti alla statua del Sacro Cuore di Gesù, della Vergine Maria, del santo patrono e dei santi, possono esserci i fiori?

Inoltre il n. 277 deIl’ OGMR recita:

… Prima e dopo l’incensazione si fa un profondo inchino alla persona o alla cosa che viene incensata, non però all’altare e alle offerte per il sacrificio della Messa.

Perché all’altare e alle offerte non si fa l’inchino?
Il sacerdote inizia ad incensare muovendosi direttamente?

Infine: all’atto penitenziale quando il sacerdote recita la formula dell’Assoluzione: Dio onnipotente abbia misericordia… , è bene che i fedeli facciano un inchino?

Grazie di cuore.

Don Antonio Sorrentino risponde:

A Mariarosaria

  1. La Congregazione per il Culto Divino prescrive: “Nel rispetto dell’indole penitenziale della Quaresima, in questo tempo non sono ammessi i fiori sull’altare; il suono degli strumenti è permesso soltanto per sostenere il canto” (Lettera Paschalis sollemnitas, n. 17; Caer. Ep. N. 252). Purtroppo questa precisa disposizione, che viene da molto lontano e ha una grande valenza pedagogica, non sempre è rispettata. Qualche “pia donna” l’ha astutamente raggirata, mettendo sull’altare fiori di colore viola. Siamo seri! Colpisce un presbiterio e un altare spoglio di fiori in tempo di quaresima, così come viene notata l’omissione dell’Alleluia e del Gloria, nonché l’assenza d’organo assolo all’inizio o alla fine della Messa, a richiamare l’austerità del tempo quaresimale.
  2. E le statue dei Santi? Non c’è un divieto esplicito di ornarle con fiori, però il citato documento sulle feste pasquali al n. 26 permette ancora di coprirle con un velo viola fino alla veglia pasquale. Sarebbe una contraddizione adornarle con tanti fiori e luci, mentre il presbiterio e l’altare ne sono privi. Le devozioni vanno inquadrate nel contesto dei tempi liturgici, rispettandone le caratteristiche specifiche, secondo il principio sancito dalla Costituzione Sacrosanctum Concilium, n. 13: “I pii esercizi siano regolati tenendo conto dei tempi liturgici”. Perciò bisogna evitare di creare per le devozioni una sorta di “zona franca”, slegata dalla intonazione pedagogica della liturgia, che è la prima scuola di preghiera del popolo cristiano. I pii esercizi vanno armonizzati con i ritmi e le esigenze della liturgia, “senza fondere o confondere le due forme di pietà” (CEI, Il rinnovamento liturgico in Italia, n. 18). Si eviti, pertanto, la confusione e l’ibrida commistione tra liturgia e pii esercizi (cfr Congregazione per il Culto divino, Direttorio sulla pietà popolare  e liturgia, nn. 73-74). Certo, nelle solennità di S. Giuseppe e dell’Annunciazione, come la liturgia – in qualche modo – sospende l’austerità della quaresima consentendo vesti di colore bianco e il canto del Gloria (ma non dell’Alleluia) e il suono dell’organo anche solista, evidentemente consente anche di ornarne le immagini con fiori. Però, normalmente, in tempo di quaresima, almeno si osservi una certa sobrietà, soprattutto se tali immagini sono poste nella stessa navata della chiesa o addirittura nell’ambito del presbiterio. Infatti, l’OGMR (n, 318) prescrive chiaramente: “La disposizione delle immagini non distolga l’attenzione dei fedeli dalla celebrazione”.
  3. L’altare, quale segno di Cristo (che è insieme altare, vittima e sacerdote), viene onorato e venerato con un inchino profondo all’inizio e alla fine della celebrazione, nonché quando vi si accede o da esso ci si allontana o vi si passa davanti (cfr Cer Ep, n. 70). Per cui è sembrato superfluo prescrivere nuovi inchini alle due incensazioni dell’altare  (ingresso e offertorio) il sacerdote, infatti, è già lì, presso l’altare, e non se ne allontana. Altrimenti, dovremmo pretendere che ogni volta che ci si sposta dal un lato dell’altare all’altro si faccia un inchino al centro di esso. Ma l’altare è un “unicum” e non ha un centro particolare da venerare.
  4. Il pane e il vino vengono incensati senza inchino: essi vengono presentati per la celebrazione dell’Eucaristia, sono segni dell’uomo (“frutto della terra/ della vite e del lavoro dell’uomo); non sono ancora sacramento di Cristo e pertanto non li si onora con l’inchino. Con la preghiera di presentazione e l’eventuale incensazione vengono quasi preparati per la loro trasformazione nel corpo e sangue di Cristo, grazie all’effusione dello Spirito Santo e alle parole della consacrazione.ù
  5. Nessun inchino è previsto all’atto penitenziale, mentre tutti recitano il confesso, né mentre il sacerdote invoca la misericordia di Dio.

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