Web Liturgia: genuflessione, segno di pace e Padre Nostro

Don Antonio Sorrentino  risponde oggi alle domande di: Don Giovanni, Michele e Marina.  Per postare nuove domande al noto e stimato liturgista potete farlo scrivendole in fondo alla pagina, nello spazio dedicato ai commenti, nella pagina WEB LITURGIA, basta cliccare qui.

Don Giovanni N. scrive: Don Antonio,ho letto e riflettuto su una risposta che lei ha dato sull’opportunità o meno di genuflettersi per la benedizione eucaristica. Lei saggiamente insegna che nel rito della Benedizione Eucaristica a conclusione dell’adorazione, non si genuflette più immediatamente prima e dopo aver preso tra le mani la pisside o l’ostensorio, mentre don Sirboni scrive: Per quanto riguarda le genuflessioni prima e dopo la benedizione eucaristica, è il Cerimoniale dei vescovi che fa testo sia per la sua autorevolezza riguardo alle cerimonie, sia per la sua pubblicazione successiva che corregge o integra il rituale precedente (cf 394 e 1114).

Lei approfondendo la questione scrive che effettivamente c’è differenza tra quanto prescrive il “Rito del culto Eucaristico fuori la Messa” e il pontificale romano e conclude insegnando: checché ne sia l’interpretazione, siccome il Pontificale è posteriore, fa testo e bisogna attenersi. Il liturgista Rinaldo Falsini, attraverso la rubrica Risponde il teologo di Famiglia Cristiana mi ha inviato il 4 novembre 2003 una lettera, che se desiderate vi invierò, in cui rispondendo ad un quesito ha scritto: il cerimoniale dei vescovi è a loro riservato, mentre per il sacerdote ci si attiene all’introduzione generale del Messale e dei singoli riti sacramentali. Le consiglierei di mettere da parte il cerimoniale dei vescovi che la Consulta Pastorale dei vescovi a suo tempo ha deciso di non tradurre in italiano onde evitare il vecchio ritualismo. Riflettendo sull’insegnamento di R. Falsini mi sembra di capire che tra la risposta di don Sirboni, che lei ha fatto sua, e ciò che lei ha scritto in Incontri eucaristici Edizioni Dottrinari, la soluzione giusta sia quella che lei ha offerto in questo libro. Le chiedo di chiarirmi questa questione che naturalmente va al di là di un semplice gesto del corpo. Cordiali saluti.

Don Antonio risponde:

Anzitutto gradirei avere copia della lettera di Falsini. Effettivamente, il cerimoniale dei vescovi è più dettagliato e sembra talvolta anche minuzioso, lasciando poco spazio a interpretazioni possibili. Questo dà sicurezza; però, a dire il vero, quanti preti si rifanno al cerimoniale dei vescovi? In genere si sta ai libri liturgici che vanno nelle mani di tutti, non a quelli specifici, quale il cerimoniale dei vescovi. Tuttavia, se uno li conosce, sembra preferibile seguirne le norme. Quanto alle due genuflessioni immediatamente prima e dopo la benedizione eucaristica, essendovi una prescrizione diversa nel cerimoniale dei vescovi e nel rito del culto eucaristico fuori la Messa, se uno si sente più devoto, faccia pure queste due genuflessioni; se uno si sente ugualmente devoto, ma un po’ più serenamente libero, le ometta pure, perché si parte dallo stare in ginocchio e si ritorna subito nella stessa posizione.

Sinceramente, forse è il caso di dire basta in questa piccola “querelle”!

Michele M. scrive: Rev.mo don Antonio, le chiedo un approfondimento sull’atteggiamento da assumere dopo aver ricevuto il Corpo di Cristo.In una risposta lei ha scritto che: pertanto, tutti (comunicati, comunicandi e non) stiano in piedi, non chi seduto, chi in piedi, e chi in ginocchio. D’altra parte, il n. 43 prevede che si stia “seduti durante il sacro silenzio dopo la Comunione”. Terminata la Comunione e portate le Ostie eventualmente rimaste nella custodia eucaristica, tutti siedono per il sacro silenzio o per un salmo o canto di ringraziamento. Nelle Precisazioni della Conferenza Episcopale Italiana al n. 1 troviamo scritto: In piedi da Mistero della fede fino alla comunione inclusa, fatta la quale si potrà stare in ginocchio o seduti fino all’orazione dopo la comunione. Mi sembra di capire che i comunicati non devono stare in piedi e né aspettare che le Ostie eventualmente rimaste siano portate nella custodia eucaristica, come lei ha scritto. Le domando: chi ha ricevuto il Corpo di Cristo può subito inginocchiarsi ( come affermano le Precisazioni C. E. I. )? Possono stare in ginocchio per il sacro silenzio o per un salmo o canto di ringraziamento? Sul segno della pace lei ha scritto: È bene che il sacerdote, per dare la pace, non abbandoni l’altare, quasi disinteressandosi di Gesù Cristo lì presente: resti lì al centro dell’altare. Chi vuol ricevere la pace si avvicini al sacerdote. E’ bene invitare sia la domenica e sia nei giorni feriali alcuni fedeli a salire sul presbiterio per dare la pace al celebrante?

Don Antonio risponde:

  1. Ritorna il quesito sull’atteggiamento da assumere dopo aver ricevuto il corpo di Cristo. Se si vuole un atteggiamento comune, quale è richiesto dalla natura della liturgia, che è celebrazione comunitaria ed esige gesti comuni, e non si vuole frammentare l’assemblea in gestualità diversificate, l’espressione delle Precisazioni della CEI “fino alla Comunione inclusa” è da intendersi riferita alla Comunione di tutti. La distribuzione dell’Eucaristia, pur se non ricevuta da tutti (ma almeno desiderata da tutti), interessa tutta l’assemblea e nessuno se ne può disinteressare. Pertanto, finita la Comunione di tutti e portate le Ostie avanzate al tabernacolo, tutti compreso il presidente, ringraziano il Signore stando seduti.
  2. Salvo casi eccezionali (ad es. in occasione della celebrazione della Cresima), sembra preferibile che regolarmente ci si scambi la pace solo con chi è più vicino, come prescrive la rubrica: “Ciascuno dia la pace soltanto a chi gli sta più vicino, in modo sobrio” (OGMR, n. 82). Il Papa attuale invita vivamente a evitare che lo scambio della pace crei un clima cameratesco e superficiale, disturbando il raccoglimento proprio nel momento così importante della Comunione.

Marina I. scrive: Carissimo don Antonio, in una sua recente risposta lei ha scritto a proposito dei gesti durante l’adorazione: Durante l’esposizione dell’Eucaristia (breve o prolungata) vi sono atteggiamenti diversificati: in ginocchio per l’adorazione (e quindi anche durante l’incensazione e la benedizione)… Le chiedo: Mentre il ministro si alza per recitare la preghiera, com’è scritto nel Rito della comunione fuori della Messa e culto eucaristico al n. 115 a pag. 83, i fedeli devono stare in ginocchio o in piedi? Un secondo quesito per approfondire ciò che lei ha scritto sulla questua: Se la persona che raccoglie le offerte è una, è opportuno che faccia l’inchino davanti all’altare all’inizio e alla fine della raccolta? Oppure avendo con sé il cestino inizia a raccogliere le offerte dal punto in cui si trova? Chi raccoglie le offerte deve aspettare l’inizio del canto alla presentazione dei doni oppure inizia a raccogliere al termine della preghiera dei fedeli prima che il canto inizi? Nella Domenica delle Palme c’è la tradizione di benedire i rami di ulivo soltanto durante la Messa principale. E’ invece possibile e opportuno iniziare ogni Messa della domenica e anche quella vespertina del sabato facendo portare in mano ai fedeli i rami di ulivo e benedirli? Chi presiede, i concelebranti e i ministranti possono riprendere e tenere in mano i rami di ulivo durante tutta la proclamazione della Passione del Signore?

Don Antonio risponde:

  1. Alla Benedizione eucaristica, mentre il ministro recita la preghiera conclusiva, i fedeli restino in ginocchio.
  2. Per raccogliere le offerte durante la Messa, si potrebbe agire così: terminata la preghiera dei fedeli, gli incaricati si rechino davanti al presbiterio, facciano un inchino all’altare e poi percorrano la navata per raccogliere le offerte
  3. I rami di ulivo o di palma per la Domenica delle Palme vanno benedetti solo alla Messa principale, perché per la processione in onore di Cristo Re, che si fa appunto solo alla Messa principale. Non è previsto tenerli in mano durante la lettura del Passio: non complichiamo i riti con aggiunte inopportune. Oltretutto già li si è tenuti in mano durante la proclamazione del Vangelo prima della processione.
  4. Confermo che il gesto tipico che caratterizza la recita del Padre Nostro è tenere le mani alzate verso il cielo: noi figli invochiamo con fiducia il Padre e ci apriamo alla sua grazia. Alcuni, pur con buone intenzioni, vanno al di là delle norme liturgiche, ingenerando confusione. È bene osservare la disciplina liturgica.

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