Web Liturgia: liturgia pasquale, l'Orazionale, esposizione del SS.mo per l’adorazione a fine Messa, rito della Lavanda dei piedi del giovedì santo

Don Antonio Sorrentino  risponde oggi alle domande di:  Giulia, Ciro,  Pasquale ed Antonio.   Per postare nuove domande al noto e stimato liturgista potete farlo scrivendole in fondo alla pagina, nello spazio dedicato ai commenti, nella pagina WEB LITURGIA, basta cliccare qui.

Giulia S. scrive:

Carissimo don Antonio, il Giovedì santo quando il celebrante porta la pisside con le particole consacrate dall’altare al luogo della riposizione, i fedeli che ringraziano il Signore per essersi comunicati, quando devono alzarsi? Quando tutti i ministri che hanno distribuito la Comunione hanno portato il Santissimo all’altare oppure quando il celebrante prende la pisside con il velo omerale?  Inoltre il n. 15 del Messale Romano a pag. 143 specifica che il sacerdote in ginocchio incensa il Santissimo Sacramento. Durante questa incensazione i fedeli stanno anche loro inginocchiati, come lei ci ha insegnato quando il ministro incensa il Sacramento prima della benedizione eucaristica? Oppure si inginocchiano solo i ministranti? Lei ci ha anche spiegato che chi partecipa alla Veglia di Natale o alla Veglia di Pasqua può anche non partecipare alla Messa nel giorno di Natale o nel giorno di Pasqua per soddisfare il precetto. Le chiedo: poiché queste ultime due sono Veglie importantissime, non sarebbe opportuno che tutti i fedeli vi partecipino?
Non sarebbe bene che tutti gli operatori pastorali partecipino a queste due Veglie e anche alla Messa del giorno seguente dove normalmente sono impegnati durante tutto l’anno?

Don Antonio Sorrentino risponde:

  1. Poiché a fine Messa del giovedì santo, c’è l’Eucaristia sull’altare, è bene che tutti stiano in piedi, come durante la Comunione. Quando poi l’Eucaristia viene riposta nel luogo della riposizione, imitando il sacerdote, che si inginocchia e incensa il SS.mo, tutti si inginocchiano.
  2. La veglia pasquale è la celebrazione centrale e vertice di tutto l’anno liturgico. Sarebbe bello che tutta la comunità vi partecipasse. Però, tante nostre chiese sarebbero insufficienti ad accogliere tutti i fedeli, e, d’altra parte, non tutti potrebbero parteciparvi (ad es. anziani, mamme con figli piccoli…), pertanto, provvidamente, per comodità dei fedeli, la Chiesa dà la possibilità di celebrare altre Messe nel giorno di Pasqua. Ma chi ha partecipato alla veglia non è tenuto a una seconda Messa Pasquale.

Ciro B. scrive: Carissimo don Antonio, durante la Veglia pasquale quando il cero pasquale è stato acceso chi lo porta in processione per entrare in chiesa nel caso in cui il diacono non c’è e sono presenti invece i seguenti ministri: il parroco, il viceparroco, due accoliti istituiti di cui uno è seminarista, ministranti adulti, ragazzi e ragazze? Inoltre il ministro che porta il cero dopo che è stato acceso è lo stesso che lo porta nel luogo dove viene benedetto il fuoco? Questa domanda nasce dal fatto che il n. 14 a pag. 164 del Messale Romano specifica il ministro che deve portare il cero mentre il n. 7 a pag. 162 non fa riferimento a nessun ministro in particolare.  Durante la Messa è opportuno in ogni giorno feriale della settimana inserire tra le preghiere dei fedeli proposte dall’orazionale un’intenzione preparata precedentemente da un fedele dopo aver meditato la Parola di Dio nei giorni precedenti? Mi sembra un’idea per far partecipare sempre più attivamente i fedeli alla Messa quotidiana e allo stesso tempo per dare più importanza e rendere più attuale la Preghiera dei fedeli.

Don Antonio Sorrentino risponde:

  1. Il cero pasquale viene portati fuori (o all’ingresso) della chiesa da un ministrante; una volta acceso, viene portato in processione da un diacono o (in mancanza di lui) da un sacerdote concelebrante (è previsto infatti, che questi svolga compiti propri di un diacono assente; ad esempio, il canto del Vangelo o del Preconio pasquale). Se non c’è né un diacono né un sacerdote concelebrante. Il cero pasquale viene portato in processione dallo stesso celebrante.
  2. L’Orazionale è il sussidio liturgico della preghiera dei fedeli. Vuole educarci a dialogare con Dio rispondendo alla sua Parola. Le intenzioni che esso propone sono esemplificative. Pertanto, l’optimum sarebbe pregare con semplicità e spontaneità, “come il cuore detta”, sotto l’azione dello Spirito Santo e tenendo presenti, nel formulare le intenzioni, i due riferimenti obbligati, che sono la Parola ascoltata e l’assemblea, segno concreto della Chiesa. Poiché è difficile prendere la parola in pubblico e si potrebbe “andare fuori” per contenuti e per forma espressiva, è prudente concordare prima gli interventi, anche con l’aiuto di una pagina scritta.

Pasquale N. scrive: Caro don Antonio, se al termine della Messa si espone il santissimo Sacramento per l’adorazione eucaristica, è opportuno che i fedeli si inginocchino quando il ministro pone l’Ostia nell’ostensorio prima di recitare l’orazione postcommunio ? Inoltre i fedeli possono ascoltare in ginocchio l’orazione postcommunio che il sacerdote recita subito dopo aver messo l’Ostia nell’ostensorio? Dopo che il ministro ha messo l’Ostia nell’ostensorio, tenendo in considerazione che c’è stato un canto di comunione, è bene eseguire un canto eucaristico oppure un ritornello come il canone Nulla ti turbi prima di recitare l’orazione postcommunio? Infine dopo l’orazione postcommunio il sacerdote incensa il Santissimo stando in ginocchio. Durante l’incensazione i concelebranti, i ministranti e i fedeli stanno in piedi o in ginocchio?

Don Antonio risponde:

Quando c’è l’esposizione del SS.mo per l’adorazione a fine Messa (e come suo prolungamento) sembra giusto regolarsi così: terminata la distribuzione dell’Eucaristia, tutti restano ancora in piedi, perché sull’altare c’è ancora Gesù. Il sacerdote purifica il calice, espone il SS.mo e  recita l’ultima preghiera della Messa. Poi tutti si inginocchiano, mentre si intona un canto adatto, il sacerdote infonde l’incenso nel turibolo e si inginocchia per incensare il SS.mo Sacramento. Poi l’adorazione prosegue con preghiere, canti, letture bibliche e pause di silenzio. Il canto “Nulla ti turbi”, pur bello in sé, è davvero canto di adorazione? (cfr n. 12 di Il culto eucaristico fuori la Messa).

Antonio A. scrive: Carissimo don Antonio, per il rito della Lavanda dei piedi del giovedì santo si possono scegliere dei fanciulli che non hanno ricevuto la prima Comunione eucaristica? Se non fosse possibile, possono essere scelti dei fanciulli di 9-10 anni che hanno già ricevuto per la prima volta l’Eucaristia? E’ opportuno lavare il piede destro? O è indifferente scegliere il destro o il sinistro? Se fosse indifferente, è bene che tutti scelgano o l’uno o l’altro per avere una uniformità? Inoltre è bene che i 12 prescelti per la Lavanda dei piedi indossino il camice bianco? Infine è buona questa soluzione: i 12 prescelti durante la celebrazione si trovano nei primi banchi della chiesa e al momento del rito si preparano altri banchi o sedie sul presbiterio o sul limitare del presbiterio dove si posizioneranno per essere rivolti verso l’assemblea. Tutto queste verrebbe fatto in modo che tutti i fedeli possano vedere come si svolge il rito.
Lei cosa ne pensa?

Don Antonio risponde:

Il Messale di Paolo VI, grazie a Dio, non scende a tante minuziose precisazioni: se lavare ambedue i piedi oppure il piede destro o sinistro; se devono essere 6, 8, oppure 12 le persone, fanciulli o adulti, uomini o donne: la liturgia non è sacra rappresentazione. Spetta al parroco decidere – con i suoi collaboratori – quello che è meglio, tenendo conto delle condizioni effettive della comunità. Dopo tanto fissismo e rubricismo – vera angustia per i poveri preti – la Chiesa del Vaticano II concede una certa libertà entro le strutture fondamentali e intoccabili della liturgia. Sappiamo gestirla con serenità e saggezza.

Add a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *