Web Liturgia: i fedeli devono fare i fedeli; battesimo; le candele d'Avvento; re o ri-posizione?

Don Antonio Sorrentino  risponde oggi ai quesiti di Antonio e Marcello E..

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Antonio scrive:  Caro don Antonio,lei ci ha insegnato che durante la Messa i fedeli non possono salire all’altare come se fossero dei concelebranti. Le chiedo: poiché all’altare servono i ministranti, che appunto non sono concelebranti, sarebbe possibile far stare i fedeli, naturalmente quando sono pochi, in presbiterio all’incirca alla stessa distanza che c’è tra l’altare e i ministranti? Se ciò fosse possibile, i fedeli possono stare in presbiterio dall’inizio della celebrazione o dalla presentazione dei doni?  E poi restare fino al congedo o ritornare tra i banchi dopo aver ricevuto la S. Comunione?  Nel Rito del Battesimo dei bambini a pag. 145 c’è il paragrafo sul Battesimo durante la Veglia pasquale e al n. 167 è scritto: Uniche varianti: si omette l’assenso di fede del celebrante e della comunità (n. 68 e n. 116).
Invece il n. 44 a pag. 178 del Messale Romano relativo alla Veglia Pasquale scrive: … fanno la professione di fede con l’assenso della comunità, Questa è la nostra fede. Le chiedo: perché il Rito del battesimo e il Messale Romano scrivono due cose diverse, anzi opposte?  Infine: la corona di Avvento può essere accesa non solo durante la Messa delle domenica ma anche in ogni feria di Avvento?  Anche nella solennità dell’Immacolata Concezione?  Quando ci troviamo nella terza settimana di Avvento si accendono contemporaneamente le tre candele? Oppure due vengono accese prima del canto d’ingresso e la terza prima che venga proclamata la prima lettura o prima del Vangelo?  Questa sequenza si può svolgere anche in ogni feria di Avvento?

Don Antonio Sorrentino risponde ad Antonio:

  1. Nell’edificio chiesa si distinguono vari luoghi destinati a persone e funzioni proprie. Il presbiterio è per i sacri ministri e per quanti svolgono un ministero liturgico, così come l’aula è destinata all’assemblea. Nulla vieta che in circostanze particolari, essendovi un piccolo gruppo di fedeli, essi possano disporsi in modo più familiare nel presbiterio, intorno all’altare (tuttavia non a fianco del sacerdote, quasi fosse “concelebranti”). Questa loro posizione realizza anche spazialmente i “circumstantes”, richiamati alla prima prece eucaristica.
  2. Nel corso della Veglia pasquale è previsto che tutta l’assemblea, a conclusione del cammino quaresimale, faccia la rinnovazione delle promesse battesimali. Evidentemente, se ci sono anche dei battesimi, non c’è bisogno di ripeterla.
  3. Le candele della Corona di Avvento possono essere accese – già all’inizio della celebrazione, a evitare spostamenti e distrazioni – anche nei giorni feriali e anche nella solennità dell’Immacolata, che evidentemente è collocata nel suo contesto mariano più vero, quale è l’Avvento.

 

Marcello E chiede:  Caro don Antonio, nel libro di Ludovico Trimeloni Compendio di liturgia pratica a pag. 336 è scritto: Il corpo e il capo durante la genuflessione stiano eretti; non deve chinare il capo…
Le domando: quando facciamo genuflessione dinanzi al tabernacolo bisogna avere lo sguardo rivolto al tabernacolo stesso?  Lei ci ha insegnato per il giovedì santo che: Il Messale dà univocamente questo nome: “Luogo della reposizione”.
Sarebbe un errore dire: Luogo della riposizione? Cioè usare la “i”?
Rivolgo questa domanda perché ho letto che il verbo può essere coniugato anche con la “i” com’è scritto nel n. 117 di pag.85 del Rito della comunione fuori della Messa e culto eucaristico : Il ministro … ripone il Sacramento… Un ultima domanda: il n. 46 a pag. 179 del Messale Romano sulla Veglia Pasquale recita: Terminato il rito del Battesimo (e della Confermazione) oppure, se questo non ha avuto luogo, dopo la benedizione dell’acqua, tutti stando in piedi e con in mano la candela accesa, rinnovano le promesse del Battesimo.  Poiché il n. 22 a pag. 169 stabilisce che le candele vanno spente dopo il preconio, in quale preciso momento devono essere accese un’altra volta, come afferma il n. 46 sopra citato?  Per riaccenderle bisogna procedere come all’inizio della Veglia? Cioè accendere di nuovo dal cero pasquale i primi ceri dai quali poi accendere tutti gli altri?  Ma in questo modo la celebrazione, che già di per sé ha la sua durata, non si appesantisce?  Queste candele quando vanno spente un’altra volta? Dopo l’aspersione e prima della preghiera dei fedeli oppure quando ci si siede al termine della preghiera dei fedeli?  Infine: a proposito del n. 46 lei tempo fa ha scritto: I nn. 44 e 46 del Messale –ponendo attenzione alla punteggiatura- non sono in contraddizione.  Mi può aiutare a capire a quale punteggiatura devo fare riferimento?

Don Antonio Sorrentino risponde a Marcello E.

  1. La genuflessione, essendo segno di adorazione, è già più dell’inchino, che invece indica solo rispetto, venerazione. Pertanto, non è previsto caricare la genuflessione con un inchino. Quando si genuflette, conviene guardare il tabernacolo o l’ostensorio, verso cui è diretta la genuflessione.
  2. Il termine liturgico esatto è “reposizione” (dal latino “reponere”), invece “riposizione” è termine più generico e non si riferisce specificamente al rito particolare del Giovedì santo.
  3.  Nella Veglia pasquale, terminata la benedizione dell’acqua battesimale (oppure dell’acqua lustrale, se nella chiesa non vi è il fonte battesimale) è previsto che i fedeli, per rinnovare le promesse battesimale, tengano in mano le candele. Evidentemente esse saranno accese da parte di alcuni ministranti, i quali avranno per primi acceso le loro candele al cero pasquale; esse vanno spente al termine della rinnovazione delle promesse battesimali (cfr Messale romano, n. 44).
  4.  Già risposto nel terzo quesito di Antonio.

 

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