Web liturgia: Natale…

Don Antonio Sorrentino  risponde oggi alle domande di: Simona F., Gino F, ed Andrea F. Domani sarà  la volta di Luciana, Clara, Antonio. Per postare nuove domande al noto e stimato liturgista potete farlo scrivendole in fondo alla pagina, nello spazio dedicato ai commenti, nella pagina WEB LITURGIA, basta cliccare qui.

Simona F.chiede: Carissimo don Antonio, è normale nei giorni feriali celebrare S. Messe con intenzioni cioè con nomi di defunti. Le chiedo: perché i nomi dei defunti vengono chiamati “intenzioni”? Durante la S. Messa i nomi dei defunti, se non ricorre un trigesimo o un anniversario, in che momenti della celebrazioni vanno detti: sia all’inizio dopo il saluto, nella preghiera dei fedeli e durante la preghiera eucaristica? O è opportuno nominarli una sola volta? Durante la novena dell’Immacolata è opportuno durante la recita del S. Rosario accendere un cero dinanzi all’immagine della Vergine ogni volta che si annuncia un mistero in modo da giungere al termine di questa preghiera mariana ad avere cinque ceri accesi? Che termini è bene usare quando si annuncia un mistero: “Nel primo mistero si contempla l’agonia nel Getsemani” … oppure “Contempliamo l’agonia nel Getsemani” … o direttamente “l’agonia nel Getsemani”? Qual è la forma letteraria più corretta? Le chiedo un chiarimento su una risposta che lei ha dato sull’atteggiamento da assumere quando si ripone l’Eucaristia. Il ministro che al termine della Messa ripone la pisside con le ostie consacrate nel tabernacolo se per disposizioni interiori non ha ricevuto il Corpo di Cristo deve genuflettersi? C’è differenza di atteggiamento se il tabernacolo è dietro all’altare o se si trova in una cappella, sempre considerando il caso in cui il ministro non si è comunicato?

Don Antonio risponde:

  1. In ogni Messa, che è la celebrazione memoriale del mistero pasquale, noi ripresentiamo al Padre il sacrificio redentore di Cristo, “a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa”, cioè, la Santa Messa è sempre celebrata per tutti, vivi e defunti, ed è il più grande regalo che possiamo fare alle persone (vive o defunte). Per antichissima tradizione, confermata autorevolmente da Paolo VI, si può chiedere al sacerdote di avere una preghiera o “intenzione” particolare per uno o più defunti, di cui si può anche dire il nome. Quando e quante volte? Nella Messa esequiale in quelle che si celebrano – quando è consentito – con il formulario dei defunti, il nome ricorre più volte. Nelle altre Messe, a evitare che la celebrazione sembri “privatistica”, cioè solo per quel defunto o quei defunti nominati, è preferibile pronunciare il nome (o i nomi) nel saluto iniziale della Messa e/o nella preghiera dei fedeli.
  2. Il Rosario è insieme preghiera vocale e contemplativa. Cioè, recitando le Ave Maria, dovremmo con la mente e con il cuore meditare il mistero che viene annunciato. Spesso se ne fa una presentazione generica e impersonale (“si considera”, “si contempla”) e in centrata più sul fatto che sulle persone in esso protagoniste (la Vergine, Cristo, lo Spirito Santo). Pertanto, sembra preferibile una formulazione di questo genere: “nel primo mistero gaudioso (o luminoso/doloroso/glorioso) oppure della gioia (o della luce/del dolore/della gloria) contempliamo Maria, che riceve l’annuncio dell’angelo… Gesù che nasce a Betlemme… agonizzante nell’Orto degli ulivi… lo Spirito Santo effuso sugli apostoli…. Maria assunta in anima e corpo in cielo, ecc…
  3. Accendere un cero a ogni mistero? Si può, purché sia un gesto discreto e non distraente.
  4. Se il ministro che ripone la pisside nel tabernacolo non ha ricevuto la Comunione, prima di chiudere la porticina fa la genuflessione.

Gino F chiede: Gent.mo don Antonio, durante la Messa della Notte di Natale è opportuno iniziare la celebrazione con il Bambino Gesù coperto da un panno che viene scoperto durante il canto del Gloria? Dopo che è stato scoperto, può essere incensato? E’ opportuno far suonare le campane della chiesa mentre si canta il Gloria, come si fa per la Messa nella Cena del Signore il Giovedì santo e nella Veglia pasquale? Oltre alle campane del campanile è bene far suonare il campanello che si usa per indicare l’inizio della S. Messa? E’ tradizione nella Messa della notte cantare o recitare il testo della Kalenda. In quale momento è bene inserirlo? Deve essere cantato dal diacono? Se quest’ultimo non riesce a cantarlo, è opportuno che lo reciti sempre lui o che sia cantato da un cantore? Il diacono prima di iniziare la Kalenda deve chiedere la benedizione al sacerdote come fa per il preconio nella Veglia pasquale? In assenza del cantore è invece indifferente che sia recitato da un diacono o da un lettore? E’ edificante consigliare ai fedeli che non possono partecipare alla S. Messa della Notte di Natale farsi il segno della croce al suono delle campane corrispondente al canto del Gloria oppure a mezzanotte? E anche una preghiera davanti al presepe? Accanto all’immagine di Gesù Bambino che viene preparata in chiesa o in un altro luogo adatto, può essere preparato l’Evangeliario o il Lezionario? Vicino al Bambino Gesù si può preparare una lampada? O più lumi? In base alla sua esperienza di parroco, volendo fare un dono ai fedeli dopo le S. Messe della Notte e del giorno di Natale, che cosa ci consiglia?

Don Antonio risponde:

La liturgia della Messa natalizia di mezzanotte non prevede, ma non vieta una processione con la statuetta di Gesù Bambino. Nulla impedisce che nella processione di ingresso si porti la statuetta, da deporre nel presepio o in altro luogo (ma non sull’altare!) e incensarla all’inizio della Messa. Può essere anche adornata sobriamente con fiori e candele. In alcune parrocchie, la Messa di mezzanotte viene lodevolmente preceduta e preparata con una veglia di preghiera (canti, letture bibliche, l’annuncio della nascita – la cosiddetta “kalenda”). Meglio ancora, come consiglia il Messale romano, iniziare la celebrazione con l’Ufficio di lettura. Dopo la lettura agiografica si intona il Gloria e la Messa prosegue regolarmente (cfr. Messale romano pag. 36). Non si parla di suono di campane al Gloria, come invece si fa a Pasqua (dopo il silenzio del venerdì e sabato santo). È bene non omologare le celebrazioni e riservare certi segni a celebrazioni specifiche. La kalenda può essere proclamata da un diacono o da un lettore o da un fedele laico: non si chiede alcuna benedizione (non è il Vangelo!).

Andrea F chiede: Carissimo don Antonio, Al termine della Messa, precisamente durante il canto finale, si possono invitare i fedeli a baciare il Bambino Gesù? Se è possibile, è opportuno lasciare il Bambino nel luogo preparato oppure farlo mantenere da qualcuno? In quest’ultimo caso è bene che lo mantenga il celebrante, il diacono, l’accolito istituito, il lettore o un ministrante? Se c’è chi lo mantiene, è bene che accanto al Bambino ci siano due ministranti che sostengono i candelieri? Se sì, devono essere rivolti verso il Bambino dando quindi le spalle ai fedeli, oppure devono stare l’uno di fronte all’altro, o rivolti invece verso i fedeli? Si può suggerire ai fedeli una preghiera da recitare prima di baciare il Bambino? Per questo gesto di adorazione, è sufficiente baciare il Bambino? O fare davanti a esso un inchino profondo? Oppure la genuflessione come si fa per l’adorazione della croce il Venerdì santo? O ancora dopo l’inchino o la genuflessione aggiungere il bacio? Compiuto l’atto di adorazione, si va via direttamente o si fa prima l’inchino al Bambino Gesù? E’ di buon gusto che accanto al Bambino ci sia un ministrante che con un manutergio (è il panno giusto?) lo pulisca dai segni di rossetto che le signore possono lasciare?  Il nostro parroco ci ha insegnato di augurarci non tanto un Buon Natale (spiegandoci che è comunque lodevole) ma un Santo Natale, sottolineando che la santità è la vocazione fondamentale di ogni cristiano. Per lo stesso motivo ogni giorno ci augura non tanto una buona giornata ma una santa giornata. E’ un augurio da imitare? E’ bene che anche le persone che si salutano sia in chiesa ma anche nel quartiere si scambino questo augurio che ho notato fa tanto bene a chi lo dona e a chi lo riceve quotidianamente?

Don Antonio risponde:

  1. A fine Messa di Natale (o anche prima di essa e a conclusione della veglia di preghiera) si usa in molte parrocchie baciare Gesù Bambino. Sembra opportuno che sia presentato al bacio da un diacono o da un altro ministro. È un gesto di venerazione e di amore. Non ci complichiamo la vita con inchini, genuflessioni, candelieri, come invece si fa con la Croce il Venerdì santo. È opportuno l’uso di un manutergio per astergere la statuetta.
  2. Buon Natale o Santo Natale? Certo, il Natale è buono se al suo centro c’è Gesù e se induce a essere buoni, non genericamente, ma imitando, seguendo e amando Gesù. Perciò sembra ottimo l’invito del Suo parroco ad augurarsi “Santo Natale”.

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