Web Liturgia: quali decine per il Rosario breve; Risurrezione o resurrezione?; Recitare il Rosario davanti al SS.mo?

Don Antonio Sorrentino risponde oggi ai quesiti di Salvatore e Maurizio.

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  • Salvatore F. chiede a don Antonio Carissimo don Antonio, durante il S. Rosario è tradizione recitare cinque decine di Ave, Maria. Lei ci ha insegnato che in alcune occasioni può essere opportuno recitarne solo alcune, ad esempio tre. In questo caso quale criterio seguire nella scelta di tre misteri su cinque? Si scelgono i primi tre misteri consecutivi? O gli ultimi tre? Oppure il primo, il terzo ed il quinto? O che altro? Recentemente lei ha scritto: La notte di Pasqua l’assemblea viene aspersa con l’acqua benedetta appunto nella veglia pasquale. Le chiedo un approfondimento: l’acqua con la quale l’assemblea viene aspersa è quella contenuta nel bacile dove pochi minuti prima è stato celebrato il battesimo per immersione? E’ bene di conseguenza prendere il secchiello ed immergerlo in questo bacile per riempirlo? Infine: l’OGMR al n. 274 recita: La genuflessione, che si fa piegando il ginocchio destro fino a terra, significa adorazione. Le chiedo: un fedele che è abituato quando fa la genuflessione a piegare il ginocchio sinistro anziché quello destro, sbaglia? E con delicatezza e amore è bene suggerire a queste persone di genuflettersi con il ginocchio destro, come suggerisce la norma?

Don Antonio Sorrentino risponde a Salvatore

1. Poiché “la fretta è la peste della preghiera” (Sant’Alfonso), è preferibile recitare bene (cioè con calma, contemplando i misteri) anche una o tre decine di Rosario, anziché recitare sbadatamente e di corsa. Gesù stesso ci ha insegnato a non essere parolai (Mt 6,7). Scriveva Paolo VI: “Per sua natura, la recita del Rosario esige un ritmo tranquillo e quasi un indugio pensoso, che favoriscono all’orante la meditazione dei misteri della vita del Signore” (“Marialis cultus”, n. 47)

I misteri vengono scelti secondo i giorni della settimana: lunedì e sabato quelli della gioia, il martedì e il venerdì quelli del dolore, il giovedì quelli della luce, il mercoledì e la domenica quelli gloriosi.

Evidentemente, per i pii esercizi (quali il Rosario), occorre tener conto del ciclo liturgico (SC 13); così, ad esempio, cadendo Natale o il 25 marzo di domenica, sembra giusto meditare in quei giorni i misteri gaudiosi. Quali tra i cinque? Si può scegliere liberamente.

2. Appena benedetta l’acqua battesimale, ne viene presa quella da portare alla vaschetta all’ingresso della chiesa e quella per il secchiello che si usa per le benedizioni.

3. La genuflessione si fa piegando il ginocchio destro fino a terra, a fianco del piede sinistro.. ed è bene – per uniformità – fare così (OGMR, n. 274). Se poi qualcuno fa genuflettere il piede sinistro, non è la fine del mondo!

  • Maurizio S. scrive a don Antonio Sorrentino: Carissimo don Antonio, lei ci ha insegnato che: In latino è “resurrectio” (con la “e”); in italiano è prevalsa al dizione “risurrezione” (con la “i”). Leggendo il Dizionario della lingua italiana ho trovato scritto che si può dire in entrambi i modi: risurrezione e resurrezione. Le chiedo: nei testi che non sono liturgici è possibile usare la dizione resurrezione (con la “e”)? La domenica se non c’è un numero sufficiente di ministranti è opportuno preparare la processione d’ingresso soltanto con la croce? E così anche la processione finale? O è necessario che accanto la croce ci siano due candele? Un ultima domanda: è possibile esporre il Santissimo per l’adorazione, dedicare subito dopo l’esposizione e prima della benedizione 10 minuti di preghiera silenziosa e tra questi due momenti recitare il S. Rosario? Oppure non è opportuno perché è come se il Santissimo venisse esposto per la recita del Rosario? O è bene recitare il Rosario dinanzi a Gesù Eucarestia?

Don Antonio risponde a Maurizio

1. Risurrezione o resurrezione? Dica e scriva come vuole, con la “e” (più alla latina) oppure con la “i”, secondo la dizione prevalsa in italiano.

2. In mancanza di ministranti che portino l’incensiere e/o almeno le candele, si può anche fare una mini-processione, solo con la croce.

3. Non si può esporre il SS.mo Sacramento solo per la benedizione eucaristica; questa deve essere sempre preceduta da un tempo di adorazione, che può essere breve (bastano 10 minuti?) oppure lungo, come avviene per l’ora di adorazione o per le Quarantore (“Il culto eucaristico dopo la Messa”, n. 89).

Recitare il Rosario davanti al SS.mo? è una questione tuttora aperta: i liturgisti più severi dicono: il Rosario è una preghiera essenzialmente mariana, per cui si loda e invoca Maria. Pertanto non è opportuno recitarlo davanti al SS.mo. e infatti lo stesso Sant’Alfonso (devotissimo della Madonna) inventò il Rosario cantato del SS.mo Sacramento.

Altri, più possibilisti, dicono: il Rosario è preghiera a sfondo cristologico, perché – come scriveva Giovanni Paolo II nella sua lettera “Rosarium Virginis Mariae”, recitando il Rosario noi contempliamo il volto di Cristo con gli occhi e il cuore di Maria”.

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