Nota Diocesi di Aversa profanazione Tabernacolo e tomba di don Giuseppe Diana

“La diocesi di Aversa si dichiara duramente colpita da mano ignota in ciò che è e rappresenta il suo credo e quanto di più prezioso si conserva nelle sue chiese per la profanazione del tabernacolo ed il conseguente furto delle ostie consacrate, contenute in due pissidi, avvenuto nella chiesa parrocchiale di San Nicola in Casal di Principe tra il 18 ed il 19 aprile appena trascorso”. Lo si legge in un comunicato diffuso oggi dalla diocesi. “Ugualmente – prosegue la nota – la Chiesa diocesana sente di essere stata colpita nella verità del sacrificio dei suoi sacerdoti, per il furto perpetrato e compiuto, quasi nello stesso tempo, nel cimitero di Casal di Principe sulla tomba del sacerdote don Giuseppe Diana”. Le due azioni criminose “offendono la fede ed il vivere civile di tutto il nostro popolo che nella santa Eucaristia adora la presenza reale del Cristo che si è offerto per la redenzione dell’umanità dal peccato, e che nelle tombe dei propri cari, e soprattutto sulla tomba del sacerdote Peppino Diana, riconosce e onora la testimonianza di fedeltà alla volontà di Dio, alla sua giustizia ed alla sua carità”. La comunità cristiana esprime “ferma condanna per quanto accaduto, evidenzia ancora la viltà dell’agire tenebroso e prepotentemente offensivo del vero sentimento religioso e della convivenza civile della gente del nostro territorio”.

“La Chiesa aversana – si legge nel comunicato – non accetta, qualunque esso possa essere, il senso di queste azioni e sente come offesa gravissima alla verità ed alla giustizia delle cose anche il tentare di mercanteggiare ciò che appartiene solo alla celebrazione del culto verso Dio, alla comunione dell’umanità con la misericordia del Signore, e ciò che è espressione di libertà nella memoria dei fratelli defunti”. Poi una precisazione: “La scomunica che esclude da ogni fraternità chi commette azioni offensive della fede della comunità” può essere tolta “solo a condizione di un sincero pentimento e di una reale restituzione del sacro pane eucaristico alla verità dell’adorazione dei fedeli, e al suo originario significato di quanto è stato ignobilmente trafugato”. Per questo “la Chiesa di Aversa rivolge agli ignoti trafugatori un accorato appello a non gettare il fango e la sporcizia di assurdi quanto inutili e deplorevoli comportamenti sulle sacre specie eucaristiche e chiede di poter riavere e riaccogliere la presenza del sacramento del Corpo e Sangue di Gesù Cristo, con l’amore e la devozione che ora particolarmente vive e sente nel suo cuore umiliato e addolorato”. Ugualmente chiede “di coltivare e rispettare la vitalità della memoria e dei luoghi santi che custodiscono il corpo di coloro che tanto hanno dato, fino alla vita, per la nostra società umana”. 

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