Web Liturgia: comunione sotto le due specie, cosa mettere sull'altare e…genuflessioni.

Don Antonio Sorrentino  risponde oggi alle domande di: don Giovanni, Stefanie ed Elvira. Domani sarà  la volta di Maria Rosaria, Michele e Claudia. Per postare nuove domande al noto e stimato liturgista potete farlo scrivendole in fondo alla pagina, nello spazio dedicato ai commenti, nella pagina WEB LITURGIA, basta cliccare qui.

Don Giovanni N. chiede: Rev.mo don Antonio, le scrivo per chiederle un suggerimento per la distribuzione della santa Comunione sotto le due specie.

E’ chiaro che la domenica è opportuno evitare per ragioni pratiche.  Ma durante la settimana quando il numero dei fedeli lo consente è bene distribuire la Comunione sotto le due specie per intinzione nelle solennità, nelle feste e in qualche particolare memoria?

Don Antonio Sorrentino risponde:

anche ricevendo solo l’Ostia, si riceve Cristo intero (non è, come dicevano i Protestanti, una “Comunione dimezzata”). Però la Comunione sotto le due specie (cioè con il pane il vino consacrati) esprime con maggiore pienezza la sua forma di segno del banchetto eucaristico e della nuova ed eterna alleanza ratificata nel sangue del Signore.

Normalmente fanno la Comunione “sub utraque specie” i sacerdoti e i diaconi. È permessa anche ad altri che compiono qualche ufficio nella Messa (ad es, accoliti, lettori, ministranti), ai religiosi e ai seminaristi, nonché ai partecipanti a convegni o a esercizi spirituali. Conviene che la ricevano in questo modo anche le persone direttamente interessate e loro familiari in occasione di Battesimi, Prime Comunioni, Cresime, Matrimoni, istituzioni di ministeri (cfr. Caer. Ep. nn. 803.819).

Tutti i fedeli, opportunamente preparati, possono ricevere sia il pane sia il vino consacrati (preferibilmente per intinzione) la domenica (purché non si prolunghi troppo la distribuzione), ma anche nei giorni feriali, quando si celebrano solennità (ad es. il 19 o il 25 marzo, il 29 giugno) o feste o memorie particolari (cfr. OMGR, nn. 281-287).

Stefania P. chiede:

Carissimo don Antonio, è bene durante i giorni feriali celebrare l’Eucaristia sia con la presenza o meno dei ministranti nel seguente modo: tutti gli oggetti per la celebrazione sono su una credenza a lato e sull’altare viene preparata solo la tovaglia. Il celebrante svolge i riti di introduzione alla sede dove c’è un leggìo per il messale. Qui presiede anche la preghiera dei fedeli. Al termine di questa, se non ci sono ministranti, il celebrante stesso va alla credenza per portare uno dopo l’altro gli oggetti sull’altare. Dopo aver distribuito la Comunione e riposto il SS.mo Sacramento nel tabernacolo, riporta tutti gli oggetti alla credenza dove purifica i vasi sacri. E’ opportuno fare così o è bene per l’assenza dei ministranti lasciare il messale e/o qualche altro oggetto sull’altare dall’inizio della celebrazione essendo un giorno feriale? Inoltre sempre quando i ministranti non ci sono, è bene che chi ha letto la preghiera dei fedeli aiuti il celebrante a portare gli oggetti dalla credenza all’altare? Ciò potrebbe essere fatto anche se si tratta di una signora che non indossa il camice? Infine un approfondimento su una domanda sul buon senso e sul buon gusto: colui che ha terminato di leggere le intenzioni della preghiera dei fedeli è bene che aspetti all’ambone con l’orazionale aperto tra le mani fin quando il celebrante concluda con l’Orazione presidenziale conclusiva?

Don Antonio Sorrentino risponde:

  1. Il cap. IV dell’OGMR tratta di “diverse forme di celebrazione della Messa” (nn. 112-287). Evidentemente, la forma tipica della celebrazione eucaristica è quella con il popolo e con la partecipazione attiva di almeno alcuni ministri. Però, il paragrafo II prevede anche la Messa a cui partecipa un solo ministro (o ministrante). E se ci fosse un gruppo di fedeli, ma neanche un ministrante? In tal caso il Messale può essere già messo sull’altare (a sinistra o al centro) fin dall’inizio; così anche il calice, la pisside e le ampolline sul lato destro. Se, tuttavia, la credenza è vicina, sembra più conveniente porre lì il calice e il vaso con le ostie: di là il celebrante, con un piccolo spostamento, li porta all’altare e, a fine Comunione, li riporta alla credenza. In tal modo viene evidenziata meglio la seconda parte tipicamente eucaristica della Messa. L’OGMR, n. 306, dice chiaramente: “Il calice, il messale… stiano sull’altare per quando servono, cioè dalla presentazione dei doni fino alla purificazione dei vasi”.  Se c’è stato un lettore (uomo o donna), è opportuno che questi faccia anche da ministrante, portando all’altare il calice e le ostie e anche lavando le mani al sacerdote.
  2. Chi ha letto le intenzioni della preghiera dei fedeli è opportuno che ritorni al proprio posto solo dopo che il Presidente l’ha conclusa: non bisogna disturbare e distrarre l’assemblea con movimenti, mentre il sacerdote prega per tutti e a nome di tutti.

Elvira E. chiede:

caro don Antonio, nella nostra chiesa lateralmente ci sono delle rientranze in ognuna delle quali è collocata la statua di un santo. In una di queste c’è la statua dell’Immacolata. Le chiedo: se l’estetica e l’armonia sono garantite, è possibile affiancare la statua dell’Immacolata con quella di san Giuseppe?

Infine le chiedo di capire meglio un gesto: durante l’adorazione eucaristica il ministro dopo che ha messo l’Ostia nell’ostensorio è bene che genufletta? Allo stesso modo il ministro è opportuno che faccia genuflessione quando toglie l’Ostia dall’ostensorio per poi riporlo?

Don Antonio Sorrentino risponde:

  1. È opportuno affiancare la statua dell’Immacolata mettendole a fianco una statua raffigurante S. Giuseppe? Ne parli con il parroco, ad evitare una soluzione “pasticciona”. In genere, il gruppo della Sacra famiglia nasce già come tale e non con aggiunte posteriori, che difficilmente danno un risultato accettabile.
  2. Genuflessione all’esposizione e alla reposizione. Il Rito della Comunione fuori della Messa e Culto eucaristico (1979) non scende a queste precisazioni rubricistiche; ma il Caer. Ep. ai nn. 1108 e 1114 prevede che dopo che il diacono (e quindi anche eventualmente l’accolito o il ministro straordinario) ha posto l’Ostia nell’ostensorio e prima di toglierla dall’ostensorio per riportarla al tabernacolo, faccia genuflessione.

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