Web Liturgia: Domenica delle Palme; veglia pasquale; vi consiglio un buon libro di Liturgia!

Don Antonio Sorrentino  risponde oggi alle domande di:  Roberta, Nicola e Giuseppe, domani sarà il turno per le domande postate da Andrea, Claudia e Pasquale.  Per postare nuove domande al noto e stimato liturgista potete farlo scrivendole in fondo alla pagina, nello spazio dedicato ai commenti, nella pagina WEB LITURGIA, basta cliccare qui.

Roberta B. scrive: Caro don Antonio, lei ci ha insegnato che nella Domenica delle Palme i rami di ulivo vanno benedetti solo alla Messa principale. Le chiedo: coloro che partecipano alla Messa vespertina del sabato e coloro che partecipano alla Messa domenicale prima di quella principale non possono ricevere i rami di ulivo? Questa domanda nasce dalla difficoltà che hanno diversi fedeli a partecipare alla Messa principale per motivi legati all’ora d’inizio della celebrazione.  Il Messale Romano per il Giovedì santo a pag. 143 al n. 16 scrive: Si forma la processione che, attraverso la chiesa, accompagna il Santissimo Sacramento al luogo della reposizione. Qual è l’atteggiamento dei fedeli quando il celebrante passa accanto a loro con la pisside? Si segnano col segno della croce? E lo fa tutta l’assemblea contemporaneamente oppure soltanto quei fedeli accanto ai quali si avvicina il ministro con la pisside?  Infine vorrei capire meglio se è bene nella Messa vespertina del 31 dicembre durante il canto del Te Deum usare un braciere con carboncini e infondere l’incenso per esprimere in questo modo la preghiera che sale a Dio. Inoltre chi presiede la celebrazione anche in questo caso benedice l’incenso?

Don Antonio Sorrentino risponde:

  1. La benedizione dei rami di palma o di ulivo viene fatta principalmente per la processione, che commemora l’ingresso di Gesù in Gerusalemme. Detta benedizione può essere organizzata all’esterno della chiesa (prima forma), o almeno davanti alla porta o all’ingresso della chiesa (seconda forma). Tutto ciò si fa solo alla Messa principale (cfr Messale Romano, pagg. 115.120). per le altre Messe, è previsto l’ingresso semplice, con il canto dell’antifona d’ingresso o altro brano idoneo (cfr. Repertorio nazionale di canti liturgici).
  2. Al passaggio del SS.mo che, a fine Messa del giovedì santo, viene portato in processione al luogo della reposizione, si può rimanere in piedi e fare un inchino o anche genuflettere, tenendo conto della situazione concreta. Però poi tutti possibilmente si inginocchino, quando il SS.mo viene riposto nel tabernacolo (che non deve essere un’urna sepolcrale!) e il sacerdote si inginocchia, incensa e adora l’Eucaristia.
  3. Nulla vieta che, mentre si canta il Te Deum di ringraziamento, si possa bruciare lì’incenso, come segno della preghiera che sale a Dio. Ogni volta che viene usato l’incenso, il ministro sacro (prete o diacono – ma non il ministro straordinario) lo benedice, senza dir nulla.

Nicola M. scrive: Rev. mo don Antonio, la preghiera di benedizione del fuoco nella Veglia pasquale riportata al n. 9 pag. 162 del Messale Romano è: O Padre, che per mezzo del tuo Figlio ci hai comunicato la fiamma viva della tua gloria, benedici questo fuoco nuovo…
Da questa preghiera mi sembra di capire che il fuoco simboleggi la gloria di Dio. E’ giusto?  Cos’è la gloria di Dio?  Per la benedizione del fuoco, perché non si usa l’acqua benedetta? Un’ultima domanda: al termine della Via Crucis quando il ministro benedice l’assemblea tracciando il segno della croce su di essa usando la croce utilizzata nelle stazioni, è opportuno che i fedeli siano in ginocchio o genuflessi? Lei cosa consiglia quando il ministro benedice con la croce: di dire oppure no Vi benedica Dio onnipotente, Padre…? Infine è più significativo benedire con la croce oppure con la mano nella Via Crucis?

Don Antonio Sorrentino risponde:

  1. Il fuoco è segno biblico di Dio, che è fonte di vita: senza calore, infatti, non c’è vita. Nell’Esodo, Dio si rivela a Mosè come fuoco che brucia senza consumarsi: segno che Dio è sempre vivo ed eterno. Un canto degli anni Settanta diceva: “Un Padre sempre giovane sei tu”. Nella veglia pasquale il fuoco viene benedetto quale segno di Cristo, che è risorto per sempre a nuova vita.
  2. In genere, la benedizione con la mano viene accompagnata invocando la SS.ma Trinità. Quella con il SS.mo o con le reliquie di Santi, in silenzio. Analogamente, la benedizione con la croce usata per il pio esercizio della via crucis viene impartita in silenzio. Al termine della via crucis si può benedire e congedare l’assemblea benedicendola o con la croce (mai però a fine Messa) o con la mano (come fa il Papa al Colosseo).

Giuseppe Giordano chiede: Caro don Antonio potrebbe consigliarmi un libro di liturgica dove vengono spiegati in modo semplice e chiaro tutti i passaggi da eseguire per una buona riuscita delle varie celebrazioni? grazie

Don Antonio Sorrentino risponde:

Un tempo si diceva: “Se vuoi capire Gaetano, leggi Tommaso”. Il cardinal Gaetano aveva pubblicato un commento a San Tommaso, che fu giudicato di difficile comprensione, tanto che alcuni consigliavano di leggere direttamente le opere di S. Tommaso, che sembravano più chiare e lineari. Parimenti, per regolarsi adeguatamente nelle celebrazioni, è bene consultare le Premesse ai libri liturgici, soprattutto quelle che introducono il Messale Romano (anno 2004, citato con la sigla OGMR).  Prima del Concilio erano in uso manuali di “Sacre cerimonie”, con indicazioni e prescrizioni minuziose, soprattutto perché le celebrazioni erano fissate, uniche, senza alcun adattamento a luoghi e situazioni diversificate. La liturgia rinnovata, scaturita dal Vaticano II, ha, sì, delle norme precise, però consente adattamenti di una sana creatività, che da un lato deve rispettare le norme del libro liturgico e dall’altro deve tener conto delle cangianti situazioni concrete (spazio, tempo, ministerialità, preparazione dell’assemblea, ecc.). Pertanto, oggi è molto problematico “confezionare” testi contenenti indicazioni rituali dettagliate, che possano rispondere univocamente a tutte le situazioni celebrative.

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