Web liturgia: offerte, prima comunione e atto penitenziale

Quarto intervento settimanale di don Antonio Sorrentino che oggi risponde alle domande di: Teresa, don Giovanni, Ciro ed Alessandro. Domani le risposte a Michela, Giulia, Roberta, Ciro . Per postare nuove domande al noto e stimato liturgista potete farlo scrivendole in fondo alla pagina, nello spazio dedicato ai commenti, nella pagina WEB LITURGIA, basta cliccare qui.

Teresa L. chiede: Caro don Antonio, le scrivo per un suggerimento in virtù della sua esperienza di parroco. Lei ha scritto in una risposta sulla Visita pasquale del parroco alle famiglie: Sembra inopportuno raccogliere offerte, ad evitare il rischio di una interpretazione errata della visita.  Alla luce della sua esperienza, per far svolgere dei lavori in una parrocchia e renderla più bella è opportuno coinvolgere i fedeli dal punto di vista economico? Se fosse così, in che modo andrebbero coinvolti?  Le pongo anche un quesito sulla liturgia:  Durante la S. Messa di Prima Comunione eucaristica è opportuno invitare i fanciulli, che devono ricevere per la prima volta Gesù Eucaristia, dopo aver ascoltato il Vangelo a venire in processione a baciare l’Evangeliario che il sacerdote tiene aperto? Il sacerdote dovrà stare accanto all’ambone oppure può stare al centro davanti all’altare? E’ bene invitare anche i loro genitori a compiere questo gesto? Anche i catechisti del gruppo che riceve il Sacramento o tutti i catechisti presenti? Chi altro ancora? Prima e dopo aver baciato l’Evangeliario si fa un inchino? Se fosse così, l’inchino è solo col capo o profondo? Per questo rito se non si avesse a disposizione un’Evangeliario, si potrebbe usare il Lezionario aperto per il bacio sulla pagina del Vangelo? Infine i fanciulli possono entrare con un fiore, ad esempio un giglio, come vedo fare un po’ dovunque? Qual è il significato del giglio? Perché si porta un fiore.

Don Antonio Sorrentino risponde:

  • Per raccogliere offerte a sostegno di iniziative parrocchiali non sembra opportuno profittare della benedizione pasquale delle famiglie.  Ci sono altri tempi e modalità, evitando così strumentalizzazioni e incomprensioni.
  • La Messa di prima comunione spesso viene troppo gonfiata e rischia di apparire troppo diversa della Messa domenicale quasi una celebrazione a sé stante.  Una sovrabbondanza di gesti e movimenti (con immediato intervento dei fotografi)  potrebbe essere distraente per i fanciulli e l’assemblea.  La sobrietà è la costante legge della liturgia.  Alcuni gesti, come quelli proposti da Teresa, possono trovare spazio più idoneo in celebrazioni della Parola, che dovrebbero  precedere la preparazione alla Messa di prima comunione.
  • È tradizione che i fanciulli alla Messa di prima comunione in chiesa, accolti dal sacerdote vestito di bianco, portando un fiore o una candela che viene accesa al cero pasquale presso il battistero, dove conviene rinnovare le promesse battesimali, perché la prima comunione è un vero e proprio anniversario battesimale.  Battesimo, Cresima ed eucarestia nei tempi antichi venivano celebrati insieme, come avviene tuttora in Oriente e come avviene nel rito latino nel caso dell’iniziazione cristiana degli adulti.  Però, rinnovate le promesse battesimali e giunti presso l’altare, conviene consegnare fiori e candele, per consentire ai fanciulli maggiore libertà di movimento ed evitare distrazioni.

Don Giovanni scrive: Rev.mo don Antonio, le scrivo per chiederle un consiglio su come recitare l’atto penitenziale durante la celebrazione eucaristica.  Il Messale Romano suggerisce alcune frasi che il sacerdote può dire, ad esempio: Fratelli, per celebrare degnamente i santi misteri, riconosciamo i nostri peccati.  Oppure:  Il Signore Gesù, che ci invita alla mensa della Parola e dell’Eucaristia, ci chiama alla conversione. Riconosciamo di essere peccatori e invochiamo con fiducia la misericordia di Dio.  Oppure, specialmente nelle domeniche:  Nel giorno in cui celebriamo la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, anche noi siamo chiamati a morire al peccato per risorgere alla vita nuova. Riconosciamoci bisognosi della misericordia del Padre.  Le chiedo: anziché queste frasi, posso invitare a fare un esame di coscienza tenendo in considerazione ciò ché è scritto nel Vangelo, o in una delle letture che lo precedono oppure nel salmo? Ad esempio, se una lettura fa riferimento alla virtù della pazienza, posso invitare a fare un esame di coscienza sull’impegno quotidiano di essere pazienti? Inoltre se si fa memoria di un santo che è particolarmente ricordato per l’amore verso i sofferenti, posso far riflettere su ciò che facciamo per chi soffre?  Oppure l’esame di coscienza durante l’atto penitenziale deve avere un carattere generico?

Don Antonio Sorrentino risponde:

  • L’atto penitenziale può essere introdotto con una delle monizioni riportate dal Messale oppure con formule simili (ben pensate e preparate in anticipo) facendo anche riferimento alla celebrazione del giorno.  Purché si sia discreti e brevi, senza inutili giri di parole e senza fare una specie di omelia anticipata.

Ciro N. domanda: Rev. mo don Antonio, nel n. 194 dell’Ordinamento generale del Messale Romano è scritto che: Nella processione all’altare, in assenza del diacono, il lettore, indossata una veste approvata, può portare l’Evangeliario un po’ elevato.  Il quesito che pongo è: in assenza del diacono e del lettore, l’accolito istituito nella processione all’altare può portare l’Evangeliario? In fondo un accolito resta sempre un lettore. O mi sbaglio? Oppure è preferibile evitare per sottolineare il suo servizio all’altare? In quest’ultimo caso, è bene che porti l’Evangeliario un concelebrante, se c’è, o chi presiede la celebrazione oppure lasciare il libro dei Vangeli sull’altare dall’inizio della S. Messa? Un secondo quesito: nel Messale Romano a pag. 1059 per quanto riguarda la melodia per il Rito della Messa, sul canto dopo il Vangelo, è scritto che: si canta Alleluia, oppure Lode e onore come prima senza il versetto. Le chiedo: perché il versetto non va cantato? Bisogna accompagnare la processione con l’Evangeliario, dopo la proclamazione del Vangelo, cantando continuamente solo Alleluia, oppure Lode e onore? Un’ultima domanda: è corretto mescolare acqua che non è stata benedetta con acqua già benedetta e considerare il tutto benedetto? Allo stesso modo, unire dell’olio con gli oli santi e utilizzarli direttamente per la celebrazione dei sacramenti? Non sarebbe giusto benedire ciò che non è stato ancora benedetto? La benedizione non avviene se non con la preghiera, e non per contatto come se fosse qualcosa di magico?

Don Antonio sorrentino risponde:

  • Come (secondo il n 208 dell’OGMR) se non v’è un diacono, i compiti a lui riservati sono svolti da un concelebrante (ad esempio, proclamare il Vangelo, elevare il calice alla dossologia), e come il diacono o i concelebranti possono svolgere compiti propri dei ministri inferiori (ad esempio portare all’altare il calice e la pisside, lavare le mani, purificare i vasi sacri…) e come il sacerdote stesso, in assenza del ministro idoneo, può proclamare le letture bibliche (OGMR, n59), così in assenza del lettore, l’accolito (che è già lettore) può proclamare la prima e/o la seconda lettura.
  • Dopo il Vangelo si può ricantare l’alleluia, ma senza il versetto, perché questo è un anticipo lirico del Vangelo.
  • La benedizione avviene con la preghiera e non per contatto.  Pertanto, non è corretto mescolare acqua benedetta e acqua non benedetta.  Un tempo addirittura si mescolava ostie consacrate con (qualcuno accorgendosi che le Ostie erano poche e i comunicanti erano tanti) particole non consacrate.

Alessandro propone: Caro don Antonio, vorrei avere dei chiarimenti su alcune sue risposte. Sulla benedizione eucaristica lei ha scritto: Il diacono porge l’ostensorio al presbitero per la benedizione, che può essere impartita sia da dietro sia davanti all’altare, dipende dalla situazione concreta. Il rito non specifica.  Il Cerimoniale dei vescovi al n. 1114 sull’esposizione e benedizione eucaristica scrive: Detta l’orazione, il vescovo … aiutato dal diacono, prende l’ostensorio … si volta verso il popolo e traccia su di esso un segno di croce, senza dire nulla. Se il vescovo si volta, mi sembra implicito che si trova davanti all’altare, e non dietro dove spontaneamente non avrebbe bisogno di voltarsi. Le chiedo se la benedizione eucaristica non va impartita sempre davanti all’altare. Inoltre mentre il sacerdote con l’ostensorio fa il segno della croce, è bene eseguire un canto eucaristico, oppure un canone come Nulla ti turbi, oppure suonare solo una musica? Durante la concelebrazione qual è la posizione più giusta delle mano destra alle parole del racconto della consacrazione? Con la mano stesa verso il pane e il vino oppure con la palma della mano rivolta a lato? In una risposta relativa al cero pasquale lei ha scritto che: … resta acceso (almeno la domenica) fino a Pentecoste accanto all’ambone. Così è attestato anche dalla meravigliosa tradizione dell’arte cristiana … Ma il Messale Romano a pag. 165 al n. 17 afferma che: … Il diacono pone il cero pasquale sul candelabro, preparato nel mezzo del presbiterio o presso l’ambone. Pertanto le chiedo perché lei ha fatto riferimento solo all’ambone se il cero può stare anche nel mezzo del presbiterio? Inoltre nel Messale il n. 12 di pag. 164 fa riferimento a cinque grani d’incenso da infiggere nel cero. Che significato hanno i cinque grani d’incenso? Per praticità i grani d’incenso possono essere messi nel cero prima che inizi la Veglia e quando si giunge al n. 12 suddetto, si può leggere direttamente i punti: 1. , 2. , 3. , 4. , 5, senza mettere i grani? E’ vero infine che quando l’annuncio pasquale è proclamato dal cantore, il cero pasquale non viene incensato?

Don Antonio Sorrentino risponde:

  • Il gesto più importante dei concelebranti è quello  (sicuramente epicletico)  che essi fanno insieme con il presidente, per evidenziare l’interazione dello Spirito Santo (epiclesi) sul pane e sul vino, perché li trasformi nel corpo e nel sangue di Cristo.  Invece, mentre ripetono le parole del Signore “prendete e mangiate… prendete e bevete…” , i concelebranti, “ se ciò sembra opportuno, stendono la mano destra verso il pane e il calice” (OGMR, nn 222.227.230.233).Qui i liturgisti si dividono: alcuni ritengono che questo gesto sia  epicletico (e quindi la mano destra va stesa verso il pane e il calice tenendo il palmo rivolto in basso);  altri, invece ( ad es. Martimort in La Chiesa in preghiera II, Queriniana 1985, pag 267) ritengono questo gesto solo indicativo e, pertanto, la mano sia rivolta di lato verso il pane e il calice.  In tal senso c’è una risposta: “ad epiclesim ante consacrationem manus extendendea sunt ita ut palmae sint apertae versus ac super oblatae; ad consacrationem vero palma manus dexterae versa sit ad latus” (cfr. Pont. Rom pag 35, nota 79).  Personalmente sarei per questa seconda interpretazione (gesto indicativo), anche perché i gesti devono corrispondere alla parole (“questo”) e non devono essere ripetitivi(già c’è stato all’invocazione dello Spirito Santo, il gesto epicletico di ambedue le mani).
  • Il cero pasquale, nel tempo di Pasqua va collocato accanto all’ambone; terminato il tempo di Pasqua va collocato presso la vasca battesimale.  Nella veglia pasquale può essere collocato al centro o davanti al presbiterio, purché sia incensato dal sacerdote e li normalmente (giacché i nostri battisteri sono piccoli) viene benedetta l’acqua per il Battesimo.  I cinque grani d’incenso, che si infiggono a forma di croce sono segno delle 5 piaghe di Gesù.  Il cero pasquale infatti, è segno del Crocifisso Risorto, che apparendo agli Apostoli nel cenacolo, mostrò loro le ferite della crocifissione, per attestare la sua identità personale di Crocifisso-Risorto.




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