Web Liturgia: quante volte vanno rinnovate le promesse battesimali; “L'Alleluia delle lampadine”; e la Messa dei fanciulli.

Don Antonio Sorrentino  risponde oggi alle domande di: Elena e Simona F..  Domani sarà il turno per le risposte ai quesiti di Elvira e Marcello.

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Elena C. scrive: Caro don Antonio, è scritto nel Messale Romano a pag. 303 che durante la Messa il sacerdote prima di proclamare il Vangelo si inchina davanti all’altare dicendo sottovoce: Purifica il mio cuore …
Le chiedo: è opportuno che il sacerdote quando recita questa preghiera si faccia il segno della croce? Inoltre cosa s’intende per davanti all’altare? S’intende tra la sede del celebrante e l’altare oppure tra il limitare del presbiterio e l’altare? Rispondendo ad un quesito lei ha scritto: Pertanto, nella veglia pasquale, anche se ci sono i battesimi, si rinnovano una sola volta gli impegni battesimali. I nn. 44 e 46 del Messale –ponendo attenzione alla punteggiatura- non sono in contraddizione. Facendo attenzione alla punteggiatura non sono riuscito ad avere le idee chiare, perché il n. 46 a pag. 179 invita chiaramente a rinnovare le promesse battesimali anche dopo il battesimo, durante il quale già vengono rinnovate. E’ scritto infatti: Terminato il rito del Battesimo…
Le promesse battesimali vanno rinnovate soltanto durante la celebrazione del battesimo? Oppure durante il battesimo vengono omesse e vengono rinnovate dopo che il rito del battesimo si è concluso? Quando durante la Messa è terminata la distribuzione della Comunione e bisogna riporre nel tabernacolo le ostie consacrate rimaste, è bene consumare prima il Sangue di Cristo rimasto nel calice e poi portare la pisside nel tabernacolo? Oppure si ripone prima la pisside col Corpo di Cristo e subito dopo si consuma il Sangue del Signore?

Don Antonio risponde a  Elena

  1. Questa preghiera che, dalle prime parole latine, è detta “Munda cor meum”, è attestata (almeno per il diacono) già verso il Mille. Essa allude alla purificazione delle labbra del profeta Isaia, compiuta da un angelo con un carbone ardente, affinché potesse annunciare la parola di Dio. Recitandola sottovoce, il sacerdote non fa alcun segno di croce, perché non chiede una benedizione.
  2. L’espressione “davanti all’altare” va interpretata a seconda della collocazione della sede presidenziale, se dietro o di lato rispetto all’altare.
  3. Ribadisco (e, spero, definitivamente), che le promesse battesimali nella Veglia pasquale si rinnovano una sola volta, ci siano o non ci siano battesimi. La liturgia non sopporta doppioni.
  4. Se c’è stata la Comunione anche al calice e sono rimaste delle ostie, si ripone prima la pisside col corpo di Cristo nel tabernacolo e subito dopo si consuma il vino consacrato.

Simona F. scrive: Carissimo don Antonio, una celebrazione eucaristica della domenica è dedicata particolarmente ai ragazzi del catechismo e dell’ACR. Naturalmente sono presenti anche tanti adulti. In questa celebrazione è possibile mettere in pratica tutte le indicazioni del Direttorio per le messe dei fanciulli contenute da pag. 14 a pag. 20 del Rito della Messa dei fanciulli, Capitolo III col titolo Messe per i fanciulli con la partecipazione di alcuni adulti, nn. 20-55? In queste celebrazioni domenicali spesso viene cantato il cosiddetto “Alleluia delle lampadine” durante il quale sia i ragazzi che gli adulti battono le mani e muovono le braccia. Le chiedo: perché questo canto dell’Alleluia si chiama delle lampadine? E’ opportuno cantarlo nella celebrazione eucaristica domenicale dedicata particolarmente ai ragazzi del catechismo e dell’ACR? Infine: è bene che anche il sacerdote e i ministranti battano le mani e muovano le braccia?

Don Antonio ha già risposto ad una domanda simile a  questa riportiamo per intero la risposta:

  1. “La Chiesa non vuole lasciare i fanciulli battezzati abbandonati a se stessi” quando li invita a partecipare alla celebrazione eucaristica. Infatti, se non comprendono il senso delle parole e dei gesti, potrebbero rimanere “infastiditi e tediati” dalla celebrazione e non ritornarvi più dopo la fatidica scadenza della prima Comunione eucaristica. Perciò il Concilio (SC, n. 38) aveva parlato della necessità di un adattamento della celebrazione alle diverse assemblee. Ma il rito della Messa deve rimanere sostanzialmente invariato, pur consentendo alcune varianti, che permettano una partecipazione più consapevole e fruttuosa. In questi termini si esprime il Direttorio per la Messa dei fanciulli, il quale nel I capitolo (nn. 8-15) tratta dei vari modi di condurre per mano i fanciulli verso la celebrazione eucaristica. Nel II capitolo tratta delle Messe per adulti, cui partecipano anche dei fanciulli (nn. 16-19), nel III capitolo (nn. 20-54) si sofferma più a lungo sulle Messe dei fanciulli con la partecipazione di alcuni adulti. Una celebrazione riservata particolarmente ai fanciulli, con la partecipazione di alcuni adulti, non dovrebbe essere frequente nei giorni festivi, ma dovrebbe essere riservata ad alcune circostanze particolari (ad es., Messe di I Comunione, di inizio e conclusione dell’anno catechistico). Essa è “raccomandata specialmente in settimana” (n. 20), in modo da “condurre e guidare i fanciulli a partecipare all’assemblea eucaristica di tutta la comunità nei giorni festivi” (n. 21). Tuttavia, si stia attenti a non infantilizzare la celebrazione, facendone protagonisti i soli fanciulli ed escludendone gli adulti.  Il clima gioioso e fraterno non giustifica il disordine, la superficialità, la mancanza di raccoglimento e di silenzio, il rispetto della struttura fondamentale della Messa.   Il Papa attuale – e con lui molti liturgisti e pastori – teme che la celebrazione liturgica degeneri talvolta in sacra rappresentazione o addirittura in spettacolo. Il rischio c’è ed è grave. Certo, la celebrazione con presenza prevalente di fanciulli deve essere gioiosa, ma non distraente, a discapito del senso del mistero e del clima di preghiera. La gioia liturgica è anzitutto gaudio interiore, che evidentemente si esprime anche esternamente con li corpo, ma sempre in modo composto e adeguato alle persone. Anche musicisti autorevoli, (ad es. Riccardo Muti) invitano a recuperare serietà, compostezza e serenità nelle celebrazioni. Ciò che può essere consentito in una preghiera coi ragazzi in oratorio o in campeggio non è semplicemente trasportabile in un contesto liturgico, dove tutti devono sentirsi a proprio agio e non esclusi oppure obbligati a una gestualità impropria,cadendo spesso nel ridicolo, come purtroppo capita di vedere quando si esegue quell’Alleluia cosiddetto “delle lampadine”, perché il canto viene accompagnato dal gesto delle braccia e delle mani come se si dovessero avvitare delle lampadine. Infine, occorre stare attenti a non caratterizzare troppo la celebrazione eucaristica con i fanciulli, distinguendola eccessivamente da quella normale con la comunità, altrimenti i fanciulli noterebbero troppo la differenza e non verrebbero guidati a partecipare alla Messa festiva comunitaria.

 

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